Alcuni anni fa, i produttori di lampadine si sono accorti che, se la durata delle lampadine non veniva limitata in qualche modo, a un certo punto il mercato era servito e non esisteva più il bisogno più produrle, rendendo pressoché inutile l’esistenza della loro industria. Alla fine una lampadina, per quanto sia vecchia, fa luce proprio come una nuova e quindi non c’è modo di convincere i consumatori che ne hanno già una a gettarla via per comprarne una nuova.

Alcune voci, per la verità insistenti, e a volte suffragate da documentazioni varie, parlarono di “Complotto della lampadina“: i produttori avrebbero concordato di produrre lampadine che a un certo punto si sarebbero guastate, spingendo in questo modo i consumatori a comprare nuove lampadine. Lo stesso schema sarebbe poi stato applicato alle stampanti, ai collant e ad altri articoli di uso quotidiano, compresi forse gli iPod di prima generazione.

Questo tipo di guasti venne definito “Obsolescenza programmata“: ad un certo punto l’articolo si rompeva secondo un preciso programma inserito fin dalle fasi di progettazione nel prodotto. Col tempo i guasti vennero sostituiti da un sistema più sofisticato ed eticamente più accettabile: le tendenze moda, nasceva l’Obsolescenza percepita. Essendo i bisogni dell’essere umano infiniti, nel senso che una volta soddisfattone uno, ne nasce subito dentro di noi un altro, siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo di cui dotarci. Se abbiamo un paio di jeans con un certo tipo di trattamento nel denim e comincia a diffondersi un tipo con un trattamento diverso, cominciamo a guardare le vetrine dei negozi di jeans con un certo interesse, ben presto questo interesse si trasformerà nel nostro nuovo bisogno; allo stesso modo, se possediamo già un iPhone ed esce un nuovo modello che, oltre ad avere nuove funzionalità, è anche riconoscibile esteticamente, è probabile che sentiamo il bisogno di possederlo.

Vediamo ora la situazione di iPad. Come lo stesso Steve Jobs ha mostrato durante la sua presentazione, iPad è un dispositivo straordinario soprattutto per navigare su Internet con il browser in dotazione: Safari. Quest’ultimo è davvero strepitoso, ha funzionalità meravigliose come il tab-browsing, il Reader, la sincronizzazione dei bookmark con gli altri dispositivi e così via. Non credo di sbagliarmi molto se dico che una buona fetta del tempo che passiamo su iPad la passiamo a navigare. E non importa tanto se con un iPad di prima o di ultima generazione, comunque tutti svolgono benissimo il loro dovere. O meglio, da un po’ di tempo, quasi tutti.

Ebbene, con una mossa davvero imprevista, Apple ha tolto di mezzo una buona parte di iPad di prima generazione rendendoli quasi inutilizzabili per la navigazione web attraverso l’aggiornamento a iOS 5.1.1: Apri Safari, vai su un sito, niente di trascendentale, basta il Corriere della Sera tanto per intenderci, e dopo un po’ ottieni un bellissimo crash, l’app si chiude sotto i tuoi occhi increduli. Dopo un mese di questo trattamento e di vari tentativi di soluzione (abilita quello, disabilita l’altro, ripristina il dispositivo e così via) risoltisi con un nulla di fatto, un certo pensierino di comprare un nuovo iPad ti viene di sicuro.

Moltiplichiamo questo per il numero di utenti che hanno un iPad di prima generazione ed ecco che l’effetto di “Obsolescenza programmata” vecchia maniera è assicurato. Tutto questo suona un po’ come teoria complottista? Forse si ma, ma provate a spiegare alle migliaia di utenti che in questo periodo affollano i forum online, compreso naturalmente lo stesso forum di Discussione Apple, che si tratta di un semplice bug sfuggito dai laboratori di Cupertino se ci riuscite…

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