Vai al contenuto

Nottambuli online


Maghetto

Messaggi raccomandati

  • Risposte 23,7k
  • Creato
  • Ultima Risposta
:ciao:

[SIZE="2"][I][COLOR="Black"]Tanto vale bersi l'oceano con un cucchiaino piuttosto che discutere con un innamorato.[/COLOR][/I][/SIZE]
[CENTER][SIZE="3"][URL="http://www.italiamac.it/forum/showthread.php?t=232508"][COLOR="Black"](Stephen King)[/COLOR] [COLOR="DarkOrange"]->[/COLOR] [B][SIZE="3"][COLOR="Red"]TOPIC UFFICIALE[/COLOR][/SIZE][/URL][/B][/SIZE][/CENTER]

Link al commento
Condividi su altri siti

Ospite i-nconsapevole

Lo posto qui, perché ho appena finito di scriverlo... e perché boh, mi fa piacere dividerlo con voi. :ciao: Perdonate la lunghezza. :ciao:

-mercoledì, 10 settembre 2008 -

Lui posava la testa e le mani aperte sulla parete di mattoni a vista del suo appartamento, l’unica che dava sulla strada. Girava la testa, tratteneva il fiato per un po’, e provava ad ascoltare i suoni al di là della sua testa. Chiudeva gli occhi per concentrarsi meglio. Dopo qualche attimo riusciva chiaramente a distinguere il televisore acceso della vecchia strega nonché padrona di casa, al piano di sotto; i capricci aspri e sgraziati del bimbo di Angelica, neomamma e già pentita di esserlo; il campanello in cima alla porta della tabaccheria all’angolo, che suonava insistente subito dopo l’arrivo del metrò. E allora s’immaginava binari roventi e schiacciati dal peso di un percorso che è sempre lo stesso. Pensò ai treni come parentesi di metallo, contenitori di nessuno e di tante vite allo stesso tempo, che si riempiono e subito sputano fiotti di sconosciuti tutti diversi tra loro eppure tanto simili, che non possono fare altro che urtarsi e spiarsi con occhi distratti, come quelli delle mosche, che sanno volare e sanno posarsi sulle cose e le persone e le sentono diverse da sé stesse, ma non sanno il perché e forse nemmeno vogliono chiederselo. Come esseri inutili a cui è data la possibilità di volare, in un mondo fuori misura e pieno di mani pronte a schiacciarli.

Pensò poi ad Alberto, il sensatetto e senzapiùunbarlumedilucidità, che era solito a quell’ora pisciarsi addosso nel mezzo della pista ciclabile per poi sedere sul marciapiede, finché qualcuno di buon cuore decideva di ricoprire quello schifo con della segatura. Lui restava lì, con la testa a piombo che gli toccava quasi le ginocchia, e osservava la segatura mangiarsi il suo piscio e quel che ne era di cinque o sei birre e del suo amor proprio. Per quelle cinque o sei birre aveva mendicato, si era ridotto come un niente, un nessuno. Aveva sfiorato tremante la punta delle scarpe di ogni passante da lì a cento metri, e non li aveva mai guardati in volto, perché aveva paura dei loro occhi. Come un essere inutile a cui è data la possibilità di essere libero, in un mondo fuori misura e pieno di dita pronte ad indicarlo.

Insomma se ne stava così, con l’orecchio schiacciato contro il muro. Lo faceva anche adesso che lei se n’era andata da mesi. Gli piaceva farlo quando da lì a poco avrebbe bussato alla sua porta, gli piaceva risalire dal suono cadenzato dei suoi tacchi alle sue gambe, ai suoi vestiti, al suo profumo sempre uguale e seducente. Provava ad immaginare cosa si sarebbero detti e se si sarebbero detti qualcosa prima di baciarsi, lì sulla porta. Si chiedeva se quella volta sarebbe riuscito a guardare com’era vestita e respirare il suo profumo, invece di baciarla subito e trascinarla dentro per un braccio, come per nasconderla da tutto quello che c’era al di là del pianerottolo. Prendeva in ostaggio le sue labbra finché non si fondevano con le sue, finché i loro affanni non coincidevano, e la guardava nuda come una bimba spaventata su un divano troppo grande e le diceva sei perfetta. E lei sorrideva senza sapere che era proprio vero.

Restavano al buio finché si faceva davvero notte, e le luci gialle dei lampioni in strada si accendevano piano piano e facevano sembrare il suo appartamento un piccolo palcoscenico appena visibile al mondo esterno.

Amava quel silenzio prima di una risposta, una qualsiasi; amava restarle accanto e non desiderare niente, e una volta glielo disse. Le disse non desidero niente, potrei dimenticarmi del tempo che scorre, del mio stesso nome, ma non di come mi fai sentire, non di come mi sento adesso. Quella era la prima volta che la vide seduta sul suo divano rosso, e gli venne spontaneo dirle tante cose, troppe. Le disse tanti non lo so, disse di sentirla sua già prima di averla, e gli tremavano le mani, rosso in viso, voce incerta e scura, occhi che fuggivano dai suoi, ma se la trovò improvvisamente tra le braccia, se la trovò tra le braccia come se fosse sempre stata lì, come quando ti svegli al mattino e ha smesso di far freddo e nessun posto ti sembra troppo lontano perché hai qualcuno da stringere se sei stanco e vuoi fermarti. E anche se chiudi gli occhi hai qualcosa per cui sorridere. Chiudi gli occhi e ci sono i suoi, sempre lì, sempre accesi e limpidi e viene voglia di...

Le disse con te è tutto diverso. E’ diverso il mio posto nel mondo; è diversa la mia strada; è diverso quando ti stringo dopo aver fatto l’amore, sfinito, e quando mi accorgo che mi guardi e non hai bisogno di chiedermi di venire da te; è diverso un oggetto, la sua forma, la sua consistenza; è diversa la musica; i primi pensieri al mattino; la doccia bollente e il caffè che si fa freddo. Le disse con te è diverso, è tutto diverso, e ho deciso di regalartelo. Ti do il mio tutto e non voglio niente in cambio, ma aspetta che sia davvero notte prima di decidere di andar via, o di restare qui, perché lì fuori non c’è cosa che tu non conosca già, ma qui è tutto diverso. Tutto.

Allora un giorno decise di andarle incontro, si fermò proprio davanti l’uscita del metrò, dall’altro capo della strada, e incorniciò con gli occhi quel rettangolo di città come fosse un quadro perfetto a cui mancava soltanto lei. E lei affiorò da un fiume di sconosciuti, e lo vide quasi subito, come se sentisse che c’era qualcuno ad aspettarla, e gli andò incontro con un sorriso commosso, e seguì il battito del suo cuore ad ogni passo, e la strada che li divideva sembrava troppo lunga e le venne voglia di correre, ma non lo fece, perché sapeva che prima o poi sarebbe arrivata da lui, e lo avrebbe baciato, lì per strada, e poi finalmente avrebbe smesso di pensare. E agli occhi dei passanti sarebbero sembrati due esseri perfetti, a cui è data la possibilità di amarsi senza tregua, senza pace, senza motivo, in un mondo fuori misura che è tanto bello da sembrare infinito.

Se quel mondo fosse un numero sarebbe senz’altro il 10.

Link al commento
Condividi su altri siti

tristezza perchè anche se dal momento in cui ho visto let's rock ho capito che non sarebbero stati aggiornati i portatili mi rimaneva comunque un barlume di speranza... ora sto valutando se prendere un book pro usato a 1500 ma sono un pò troppi..

Sono comunque felice per tutti quelli che si aspettavano degli iPod e che li hanno avuti!

Link al commento
Condividi su altri siti

Archiviato

Questa discussione è archiviata e chiusa a future risposte.


×
×
  • Crea Nuovo...