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Un po' di poesia


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Wow! I Carmina Burana:). Lo svago, la satira e la "libertà d'espressione" di un tempo.

Di questo testo in particolare è straconosciuta la versione musicale di Orff. Strutturalmente semplice (come tutte le cose di genio) ma d'infallibile impatto.

Sì, gran bella trovata di Guido d'Arezzo, oltre alla piena definizione del tetragramma ovviamente.

:ciao:

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Quant'è bella giovinezza,

che si fugge tuttavia!

chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c'è certezza.

...

(Lorenzo de Medici)

E' il mio motto!:ciao:

Si dice che per l'addestramento di un gatto ci voglia una vita. Non è vero: il mio mi ha insegnato tutto in un paio di giorni!

"Ma come vorrei avere i tuoi occhi, spalancati sul mondo come carte assorbenti e le tue risate pulite e piene, quasi senza rimorsi o pentimenti..."

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O tempo, o ciel volubi che fuggendo

inganni i ciechi e miseri mortali

O di' veloci più che vento e strali

hor ab experto vostre frodi intendo

Ma scuso voi e me stesso riprendo

che natura a volar ve aperse le ali

a me diede occhi ed io pur nei miei mali

li tenni, onde vergogna e dolor prendo

E sarebbe ora et è passata omai

di rivoltarli in più secura parte

e poner fine agli infiniti guai

Né dal tuo giogo Amor l'alma si parte

ma dal suo mal con che studio tu'l sai

non a caso è virtute anzi è bell'arte

Petrarca

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Silvia, rimembri ancora

quel tempo della tua vita mortale,

quando beltà splendea

negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,

e tu, lieta e pensosa, il limitare

di gioventù salivi?

Sonavan le quiete

stanze, e le vie d'intorno,

al tuo perpetuo canto,

allor che all'opre femminili intenta

sedevi, assai contenta

di quel vago avvenir che in mente avevi.

Era il maggio odoroso: e tu solevi

così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri

talor lasciando e le sudate carte,

ove il tempo mio primo

e di me si spendea la miglior parte,

d’in su i veroni del paterno ostello

porgea gli orecchi al suon della tua voce,

ed alla man veloce

che percorrea la faticosa tela.

Mirava il ciel sereno,

le vie dorate e gli orti,

e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.

Lingua mortal non dice

quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,

che speranze, che cori, o Silvia mia!

Quale allor ci apparia

la vita umana e il fato!

Quando sovviemmi di cotanta speme,

un affetto mi preme

acerbo e sconsolato,

e tornami a doler di mia sventura.

O natura, o natura,

perché non rendi poi

quel che prometti allor? perché di tanto

inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,

da chiuso morbo combattuta e vinta,

perivi, o tenerella. E non vedevi

il fior degli anni tuoi;

non ti molceva il core

la dolce lode or delle negre chiome,

or degli sguardi innamorati e schivi;

né teco le compagne ai dì festivi

ragionavan d’amore.

Anche perìa fra poco

la speranza mia dolce: agli anni miei

anche negaro i fati

la giovinezza. Ahi come,

come passata sei,

cara compagna dell’età mia nova,

mia lacrimata speme!

Questo è il mondo? questi

i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,

onde cotanto ragionammo insieme?

questa la sorte delle umane genti?

All’apparir del vero

tu, misera, cadesti: e con la mano

la fredda morte ed una tomba ignuda

mostravi di lontano.

Del grande maestro Giacomo Leopardi:love:

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Son più matti in questo mondo

che son fronde in verdi prati,

e son sì moltiplicati

che non han né fin, né fondo.

(frottola anonima del XVI secolo)

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intu mezu du mä

gh'è 'n pesciu tundu

che quandu u vedde ë brûtte

u va 'nsciù fundu

intu mezu du mä

gh'è 'n pesciu palla

che quandu u vedde ë belle

u vegne a galla

Filastrocca genovese presa da De André ed inserità nella canzone Sinan Capudan Pascià:angioletto:

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up...da non confondere col post delle frasi....eheheh!

S’io sedo all’ombra Amor giù pone el strale

E l’arco, e meco sedendo si posa.

S’io piango, e lui la faccia ha lachrymosa,

E dolsi del mio affanno e del mio male.

S’io mi lamento dil colpo mortale,

Lui me conforta con voce amorosa.

S’io mostro la ferita sanguinosa,

E lui l’asciuga con le sue bianche ale.

S’io vado in boschi, e lui per boschi viene.

S’io solco il mar, e lui volge le sarte

E’l timor dritto contro il vento tiene.

S’io vado in guerra, e lui diventa Marte.

E perché siano eterne le mie pene,

Questo tiran da me mai non si parte.

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Tu non ricordi la casa dei doganieri

sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:

desolata t’attende nella sera

in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri

e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura

e il suono del tuo riso non è più lieto:

la bussola va impazzita all’avventura

e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna

la tua memoria; a un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana

la casa e in cima al tetto la banderuola

affumicata gira senza pietà.

Ne tengo un capo; ma tu resti sola

né qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende

rara la luce della petroliera!

Il varco è qui? (Ripullula il frangente

ancora sulla balza che scoscende…)

Tu non ricordi la casa di questa

mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

pardon......

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Vat'en mon cuer, aveuc mes yeulx

veoir la biauté angeline

qui tant est digne et pure et fine

q'onques ne fit plus belle Dieux

Valoir na'n pourras senon mieulx

Quant bonne amour a cest t'encline

Vat'en mon cuer aveuc mes yeulx

veoir la biauté angeline

De la servir sui empenieux

toudis que pense et imagine

en la doulce qui m'enlumyne

a dire cest mat gracieulx

Vat'en mon cuer, aveuc mes yeulx

veoir la biauté angeline

qui tant est digne et pure et fine

q'onques ne fit plus belle Dieux

(rondeau francese del XV secolo, codex Chantilly)

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Io dedico questa canzone

ad ogni donna pensata come amore

in un attimo di libertà

a quella conosciuta appena

non c'era tempo e valeva la pena

di perderci un secolo in più.

A quella quasi da immaginare

tanto di fretta l'hai vista passare

dal balcone a un segreto più in là

e ti piace ricordarne il sorriso

che non ti ha fatto e che tu le hai deciso

in un vuoto di felicità.

Alla compagna di viaggio

i suoi occhi il più bel paesaggio

fan sembrare più corto il cammino

e magari sei l'unico a capirla

e la fai scendere senza seguirla

senza averle sfiorato la mano.

A quelle che sono già prese

e che vivendo delle ore deluse

con un uomo ormai troppo cambiato

ti hanno lasciato, inutile pazzia,

vedere il fondo della malinconia

di un avvenire disperato.

Immagini care per qualche istante

sarete presto una folla distante

scavalcate da un ricordo più vicino

per poco che la felicità ritorni

è molto raro che ci si ricordi

degli episodi del cammino.

Ma se la vita smette di aiutarti

è più difficile dimenticarti

di quelle felicità intraviste

dei baci che non si è osato dare

delle occasioni lasciate ad aspettare

degli occhi mai più rivisti.

Allora nei momenti di solitudine

quando il rimpianto diventa abitudine,

una maniera di viversi insieme,

si piangono le labbra assenti

di tutte le belle passanti

che non siamo riusciti a trattenere.

Le passanti- Fabrizio De André, da una poesia di Antoine Paul

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Perdonate la sfacciataggine ma vorrei postare qualcosina di mio. Inizio con la mia preferita, spero che Minerva mi perdonerà il mio rovinare questo 3d:D

Il manifestante





C’è chi vuol dimostrare soltanto con parole

gli sbagli, le offese, i maledetti errori,

c’è chi vorrebbe calmare gli animi in subbuglio

buttando negli occhi la sabbia, il buio.

C’è chi vuole nascondere dietro discorsi mai finiti,

le false speranze, le promesse, le bugie,

ma noi scendiamo in piazza a reclamare il nostro torto,

io son manifestante mica un bigotto.

C’è chi mi definirebbe poi un esaltato,

un vecchio che protesta, un giovane disgraziato

ma voi che vi sentite anche nella religione,

atei bastardi, senza onore.

Dovreste prestare orecchie alla protesta,

dovreste prestare attenzione alle gesta

di chi ormai si sente un po’ troppo stufo

di essere beffato, preso per il culo.

E fu questo il motivo che ci fece dimenticare

il giusto criterio, il poter giudicare

quali sono le azioni giuste o sbagliate,

ciò che ci distingue dagli animali.

E quando la piazza gremita di gente

iniziò a vomitare la protesta ormai ribelle

mi potei rifugiare dietro ai falsi ideali

del manifestante, finito a male.

La folla come un onda invase il parlamento,

sguainando i fucili, aumentando il mio sgomento,

vidi gente urlare in preda al terrore,

la sentii sussurrare la vita che muore.

E quando trovarono il premier del momento

gli spararono negli occhi con un solo movimento

di quel dito che ormai rappresentava la democrazia,

la mia scelta, la mia vita.

Rimasi ad osservare l’uomo senza vita

Usando come rifugio le mie sole dita,

rimasi ad osservare dell’ideale il frutto

nei miei occhi si leggeva il pianto, il lutto.

Ma ciò evidentemente non andava tanto bene

con i nuovi ideali che prendevano sempre più piede,

un fucile comparve, mi si puntò sulla faccia,

il sangue mi macchiò perfino la giacca.

scritta durante un assemblea studentesca:ciao:

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Ma scherzi??? Non lo rovini affatto!! E' valore aggiunto! Le poesie personali sono ancora più preziose!

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vi do la buonanotte con una filastrocca di nonna papera:

Che spavento, un grosso ragno!

Nella mia scodella a bagno!

Si gettava a capofitto!

Dalla tela, dritto-dritto!

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C’era na vota nu re befe’ ... viscottu e mine’

c’avia na figghia befigghia ... viscotta e minigghia

avia n’aceddu befeddu ... viscottu e mineddu

chianciu a figghia befigghia ... viscotta e minigghia

ppi l’aceddu befeddu ... viscottu e mineddu

tantu ca u re befe’ ... viscotti e mine’

ietta nu bannu bifannu ... viscottu e manannu

populu bufusu ... viscottu e minusu

a ccu m’ancagghia l’aceddu befeddu ... viscottu e mineddu

ci rugnu a me figghia befigghia ... viscotta e minigghia

curri nu carusu bifusu ... viscottu e minusu

e acchiappa l’aceddu befeddu ... viscottu e mineddu

Oh re befe’ ... viscottu e mine’

‘cca c’e’ l’aceddu befeddu ... viscottu e mineddu

m’ataddari vostra figghia ... viscotta e minigghia

bruttu carusu e bifusu .... viscottu e minusu

iu’ ‘ppi l’aceddu befeddu ... viscottu mineddu

t’avissi a’ddari me figghia befigghia ... viscotta e minigghia

scappa .. curri .. vattinni carusu bifusu ... viscottu e minusu

seno’ ti manno ‘ngalera bufera ... viscotta e minera

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C’è chi mi definirebbe poi un esaltato,

un vecchio che protesta, un giovane disgraziato

ma voi che vi sentite anche nella religione,

atei bastardi, senza onore.

Potresti chiarire cosa vuoi dire con questa frase?

"In this place where time stands still it seems like everything is moving"

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praticamente faccio un paragone con gli atei che non credono a niente e con invece quelli che credono, praticamente sto manifestante vede gli atei come delle persone che se ne fregano del mondo, come se non gli importasse di niente mentre lui manifestante si interessa agli affari dello stato, non è come un ateo a cui non interessa niente della religione, che non vuole credere a niente, insomma una sorta di qualunquismo che il manifestante odia e che lui rivede negli atei, atei che in questo caso sono politici;) ed infatti nel continuo dice che dovrebbero prestare orecchie alla protesta e non fregarsene, dovrebbero prestare orecchie alle gesta invece di far finta di niente.

poi per il verso prima quello dell'esaltato è per far capire che sto manifestante non ha un eta precisa, è sia un vecchio che protesta che un giovane disgraziato;)

p.s: comunque non è un offesa contro gli atei poiché lo sono anche io, quel bastardi è per dimostrare l'indignazione del manifestante:ciao:

spero di essermi spiegato, il problema è che non è facile spiegare le proprie idee tramite rime, quindi mi scuso se forse mi sono frainteso:oops:

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Nella cala tranquilla

scintilla,

intesto di scaglia

come l'antica

lorica

del catafratto,

il Mare.

Sembra trascolorare.

S'argenta? S'oscura?

A un tratto

come colpo dismaglia

l'arme, la forza

del vento l'intacca.

Non dura.

Nasce l'onda fiacca,

sùbito s'ammorza.

Il vento rinforza.

Altra onda nasce,

si perde,

come agnello che pasce

pel verde:

un fiocco di spuma

che balza!

Ma il vento riviene,

rincalza, ridonda.

Altra onda s'alza,

nel suo nascimento

più lene

che ventre virginale!

Palpita, sale,

si gonfia, s'incurva,

s'alluma, propende.

Il dorso ampio splende

come cristallo;

la cima leggiera

s'arruffa

come criniera

nivea di cavallo.

Il vento la scavezza.

L'onda si spezza,

precipita nel cavo

del solco sonora;

spumeggia, biancheggia,

s'infiora, odora,

travolge la cuora,

trae l'alga e l'ulva;

s'allunga,

rotola, galoppa;

intoppa

in altra cui 'l vento

diè tempra diversa;

l'avversa,

l'assalta, la sormonta,

vi si mesce, s'accresce.

Di spruzzi, di sprazzi,

di fiocchi, d'iridi

ferve nella risacca;

par che di crisopazzi

scintilli

e di berilli

viridi a sacca.

O sua favella!

Sciacqua, sciaborda,

scroscia, schiocca, schianta,

romba, ride, canta,

accorda, discorda,

tutte accoglie e fonde

le dissonanze acute

nelle sue volute

profonde,

libera e bella,

numerosa e folle,

possente e molle,

creatura viva

che gode

del suo mistero

fugace.

E per la riva l'ode

la sua sorella scalza

dal passo leggero

e dalle gambe lisce,

Aretusa rapace

che rapisce la frutta

ond'ha colmo suo grembo.

Sùbito le balza

il cor, le raggia

il viso d'oro.

Lascia ella il lembo,

s'inclina

al richiamo canoro;

e la selvaggia

rapina,

l'acerbo suo tesoro

oblìa nella melode.

E anch'ella si gode

come l'onda, l'asciutta

fura, quasi che tutta

la freschezza marina

a nembo

entro le giunga!

Musa, cantai la lode

della mia Strofe Lunga.

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praticamente faccio un paragone con gli atei che non credono a niente e con invece quelli che credono, praticamente sto manifestante vede gli atei come delle persone che se ne fregano del mondo, come se non gli importasse di niente mentre lui manifestante si interessa agli affari dello stato, non è come un ateo a cui non interessa niente della religione, che non vuole credere a niente, insomma una sorta di qualunquismo che il manifestante odia e che lui rivede negli atei, atei che in questo caso sono politici;) ed infatti nel continuo dice che dovrebbero prestare orecchie alla protesta e non fregarsene, dovrebbero prestare orecchie alle gesta invece di far finta di niente.

poi per il verso prima quello dell'esaltato è per far capire che sto manifestante non ha un eta precisa, è sia un vecchio che protesta che un giovane disgraziato;)

p.s: comunque non è un offesa contro gli atei poiché lo sono anche io, quel bastardi è per dimostrare l'indignazione del manifestante:ciao:

spero di essermi spiegato, il problema è che non è facile spiegare le proprie idee tramite rime, quindi mi scuso se forse mi sono frainteso:oops:

In sostanza dipingi la deriva di un manifestante in buona fede. Sempre più "fuori strada", ideologicamente smarrito, fraintendente verso "il diverso" perché accecato dal flusso e da assolutistiche convinzioni.

Accidenti, lo sai quant'è reale quest'immagine?

Non a caso, alla fine del componimento, i risultati parlano da soli: il frutto del "suo" ideale è un lutto.

Complimenti, mi piace :baby:

"In this place where time stands still it seems like everything is moving"

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si esattamente!

Il manifestante dapprima crede che le cose si possano cambiare, che tramite questa manifestazione le cose cambino in meglio, odia coloro che non prendono posizioni, che non scendono ad urlare la loro indignazione verso uno stato che non li rispecchia. Poi però quando la manifestazione si trasforma in un colpo di stato capisce che in realtà quelli che ha intorno sono soltanto degli esaltati, non sono lì per cambiare le cose in modo democratico, ma con la violenza e quando vede il premier del momento ucciso dal "suo ideale" piange, e tale pianto viene preso come un atto di tradimento e viene ucciso da quel dito che ora rappresentava la democrazia.

Si ci hai colto in pieno! E' un manifestante che parte dalla buona fede ma che va alla deriva...mi fa piacere vedere che sono riuscito a rendere un minimo il quadro che volevo dare.

Visto che è piaciuta, sempre se non vi dispiace, vorrei postare un altra poesia che sarebbe la premessa di quella che ho già postata poiché parla del rivoluzionario che trasforma la manifestazione in una rivoluzione:ciao:

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Un rivoluzionario



E io contavo i nomi sulle tombe,

appesi come fiori delle siepi

in un vento scortese,

E mi sorprendo ancora a misurare il mio coraggio

su quei morti spirati in quel caldo maggio.

Sopraffatta ogni mia illusione,

lasciata cadere nella polvere

d'un mondo feroce,

che non accetta di dare il benservito,

contando sulla giustizia di Dio.

Cantare di strada in strada,

urlare di porta in porta

di come ogni volta

ogni insulso governo, ogni insulso potere

prende le redini ma non fa il suo dovere.

Spiare tra le crepe del mio mondo,

da tutti chiamato “bel paeseâ€

i torti del giorno,

concessi di cadere nell'oblio

come d'un suicida il triste addio.

Lasciare ogni pregiudizio in prigione,

aborrire la fede con la ragione,

d'una vita senza scampo

che accetta solo il pianto

di chi oggi soffre, di chi non ha futuro,

di chi con dignità l'ha preso nel culo.

Stufo di vedere ogni giorno

idioti passare per geni,

e geni per scemi.

E vedere la verità in giornali,

ormai nelle mani dei soliti ladri.

Mi sforzo di ripetere insieme a loro

che il potere è l'unica soluzione,

l'unico vero amore.

E mi sorprendo ancora a guardare come loro

si fanno piegare per poi tornare al lavoro.

Ormai sono in ritardo per credere

che tutto possa un giorno cambiare,

ci scommetto in male.

E la rivoluzione è la mia ragione,

la mia unica, profonda passione.

E osservo questi volti feroci

riuniti in questa manifestazione,

li fomento a gran voce

per iniziare la guerra, per iniziare il complotto

che butta un governo per prenderne il posto.

:rolleyes:

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"Dal mio Permesso amato a voi ne vegno,

incliti eroi, sangue gentil di regi,

di cui narra la fama eccelsi pregi,

né giugne al ver perch'è troppo alto il segno.

Io la Musica son, ch'a i dolci accenti

so far tranquillo ogni turbato core,

et or di nobil ira, et or d'amore

posso infiammar le più gelate menti.

Io su cetera d'or cantando soglio

mortal orecchio lusingar talora,

e in guisa tal de l'armonia sonora

de le rote del ciel più l'alme invoglio.

Quinci a dirvi d'Orfeo desio mi sprona,

d'Orfeo che trasse al suo cantar le fere,

e servo fe' l'inferno a sue preghiere,

gloria immortal di Pindo e d'Elicona.

Or mentre i canti alterno, or lieti, or mesti,

non si mova augellin fra queste piante,

né s'oda in queste rive onda sonante,

et ogni auretta in suo camin s'arresti."

qualcuno la conosce?

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no.....sapevo di una "Favola di Orfeo" composta da Poliziano....

Ah, Poliziano...La Fabula di Orfeo è inarrivabile: uno dei miei testi favoriti in assoluto!

Invece...questo è il testo iniziale dell'Orfeo di Claudio Monteverdi...libretto di Alessandro Striggio....

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