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Ingegneria Edile-Architettura [ Programmi / Macbook ]


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Veramente il corso di laurea è ingegneria-architettura o architettura-ingegneria o che cacchio è...

Resta il fatto che nel momento in cui lui è chiamato a progettare lo deve fare con criterio. Oppure posso sentirmi libera di dimensionare una trave di 10 cm per una luce di 20 m solo perché ho fatto architettura e non ingegneria? Se poi dieci ingegneri mi suggeriscono che non si può fare, pazienza! Io sono libera di non seguire i loro consigli!

 

Ti rendi conto sì che quello che hai scritto è assolutamente privo di senso? :ghghgh:

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Doc.Brown ha scritto: «Io spero veramente che tu ci stia trollando tutti, perché se non è così la situazione è veramente gravissima…»

ed io mi sono ricordato di un intervento che mi aveva lasciato parecchio perplesso: il #315 che è firmato da Vise, ma sembrerebbe scritto dall'autore del thread.

Per quanto riguarda il dettaglio della rappresentazione si tratta di un disegno in scala 1:100. Sicuramente non credo che dovrò indicare la numerazione dei gradini in quanto il disegno potrebbe risultare poi ridondante, considerando che la scala non è l'elemento principale della mia rappresentazione. Mi chiedevo, più che altro, se la linea obliqua di sezione dovrebbe essere doppia oppure singola in scala 1:100.


Per quanto riguarda la scelta di alzata e pedata io ho preferito andare su a=16 e p=32, ma semplicemente perché non sapevo se si potesse scegliere una pedata più corta e o una alzata più alta. Mi pare di aver letto che nelle abitazioni si possono avere anche pedate di 20-22, e questo mi aiuterebbe sicuramente perchè mi permetterebbe di fare 8 gradini per rampa invece di 10, recuperando così spazio per il resto della progettazione. Ma su questo non sono ancora sicuro, aspetto una vostra risposta.



Mi sono procurato il Nuovissimo Manuale dell'Architetto di Zevi, spero vada bene.

Mah …

Un geloso introverso schivo ed abbottonato ... in libera uscita :-o                                   Backup SEMPRE!!!

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Doc.Brown ha scritto: «Io spero veramente che tu ci stia trollando tutti, perché se non è così la situazione è veramente gravissima…»

ed io mi sono ricordato di un intervento che mi aveva lasciato parecchio perplesso: il #315 che è firmato da Vise, ma sembrerebbe scritto dall'autore del thread.

 

Per quanto riguarda il dettaglio della rappresentazione si tratta di un disegno in scala 1:100. Sicuramente non credo che dovrò indicare la numerazione dei gradini in quanto il disegno potrebbe risultare poi ridondante, considerando che la scala non è l'elemento principale della mia rappresentazione. Mi chiedevo, più che altro, se la linea obliqua di sezione dovrebbe essere doppia oppure singola in scala 1:100.


Per quanto riguarda la scelta di alzata e pedata io ho preferito andare su a=16 e p=32, ma semplicemente perché non sapevo se si potesse scegliere una pedata più corta e o una alzata più alta. Mi pare di aver letto che nelle abitazioni si possono avere anche pedate di 20-22, e questo mi aiuterebbe sicuramente perchè mi permetterebbe di fare 8 gradini per rampa invece di 10, recuperando così spazio per il resto della progettazione. Ma su questo non sono ancora sicuro, aspetto una vostra risposta.



Mi sono procurato il Nuovissimo Manuale dell'Architetto di Zevi, spero vada bene.

Mah …

 

Ma no figurati, tutto normale! Anzi, magari per sicurezza chiediamo agli avvocati difensori che sicuramente sapranno illuminarci...

 

Poi bisogna spiegare loro in concetto più semplice del mondo: "SE È CHIAMATO A PROGETTARE LO DEVE FARE CON CRITERIO"! Ma nella difesa dell'indifendibile sono braviFFimi!

 

:barella:

Grande Giove!

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Doc.Brown ha scritto: «… qui si sta discutendo su tanti piccoli grandi errori ma la verità è che tu dimostri di non avere nemmeno un'idea di progetto. Cosa che è fondamentale nell'architettura. Tu stai solo addizionando spazi senza criterio che paradossalmente non sono nemmeno dettati dalla funzionalità poiché nemmeno quella è rispettata.»

Mike l'Angelo ha aggiunto in vari interventi: «In effetti, prima di porti problemi come corridoi o armadi, dovresti partire dal progetto. Che cosa vuoi fare? chi è il destinatario del bene architettonico? che impronta vuoi (o non vuoi) dare? dove siamo? … 

…Prima di fare cose come la cucina al centro del soggiorno, la vasca in camera o la testata del letto che funge da contenitore, l'importante è che bisogna pensare a far funzionare, anche banalmente, un'architettura. Dopo che saprai far bene il compitino, diciamo così, puoi cominciare ad osare un po'…

… non si progetta un'auto iniziando dalle maniglie …»

Dato che il thread è andato ampiamente OT mi permetto di inserire qualche considerazione in merito a queste osservazioni che riportano all'annoso e discusso paradigma forma- funzione che qualcuno ha efficacemente rivisto anche nella chiave "Il progetto di architettura tra forma e (dis)funzione"

Nello specifico a me sembra che il Baccini affronti questa esercitazione (della complessità di un tema di costruzioni per la maturità dei geometri: tempo 8 ore) partendo dalla forma dell'edificio suggeritagli da una sua precisa creatività. Immagina un corpo prismatico verticale diviso in 3 piani, lo incastona nella morfologia molto accattivante di una valletta fronte mare, immagina un altro corpo prismatico orizzontale con cui amplia il piano superiore collegandolo a ponte al pendio da quel lato. La tavola che ha presentato come sua prima soluzione al post #329 (http://f.cl.ly/items/342y2H0W0t1L0e3c3D20/Italiamac.pdf) mostra che intendeva caratterizzare il primo solido con finestre d'angolo a tutta altezza che mostrassero parte della struttura portante risolta con l'adozione di colonne. Questo elemento strutturale era poi ripreso nel corpo orizzontale.

Quindi il Bacchini un'idea di architettura, di prospetto, di 'segno' l'aveva (poi: de gustibus).

A me pare che sia partito decisamente dal presupposto che la forma venga prima della funzione.

Dopodiché lo svolgimento nel contingentare le funzioni lavoro, giorno, notte, in quei volumi predeterminati ha mostrato la sua inesperienza nell'affrontare anche le problematiche più semplici. Appunto un arrivare alla (dis)funzione …

Al secondo anno di un corso di laurea, in Architettura o Ingegneria che si voglia far prevalere conta poco, mostra davvero dei grossi limiti per lo meno di quel corso di quel docente di quella facoltà di quell'università di quella città di quella regione di quest'italietta.

Forse occorrerebbe ragionare dell'organizzazione dell'insegnamento per magari comprendere come mai questo "non più" bel paese sia stato infarcito di edifici privi di anima, privi di grazia e figli di pulsioni "voglio ma non posso" (…ma non so) di schiere di geometri cui si sono accodate a livello molto prossimo anche quelle di molti architetti ed ingegneri.

Correggere questa organizzazione? Solo i programmi d'insegnamento? Come? … Demolire? … partendo magari dalla burocrazia incolta di uffici tecnici, commissioni edilizie, redattori dai PRG ai PGT, criteri di valutazione e metodi d'approvazione ...

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Doc.Brown ha scritto: «… qui si sta discutendo su tanti piccoli grandi errori ma la verità è che tu dimostri di non avere nemmeno un'idea di progetto. Cosa che è fondamentale nell'architettura. Tu stai solo addizionando spazi senza criterio che paradossalmente non sono nemmeno dettati dalla funzionalità poiché nemmeno quella è rispettata.»

Mike l'Angelo ha aggiunto in vari interventi: «In effetti, prima di porti problemi come corridoi o armadi, dovresti partire dal progetto. Che cosa vuoi fare? chi è il destinatario del bene architettonico? che impronta vuoi (o non vuoi) dare? dove siamo? … 

…Prima di fare cose come la cucina al centro del soggiorno, la vasca in camera o la testata del letto che funge da contenitore, l'importante è che bisogna pensare a far funzionare, anche banalmente, un'architettura. Dopo che saprai far bene il compitino, diciamo così, puoi cominciare ad osare un po'…

… non si progetta un'auto iniziando dalle maniglie …»

Dato che il thread è andato ampiamente OT mi permetto di inserire qualche considerazione in merito a queste osservazioni che riportano all'annoso e discusso paradigma forma- funzione che qualcuno ha efficacemente rivisto anche nella chiave "Il progetto di architettura tra forma e (dis)funzione"

Nello specifico a me sembra che il Baccini affronti questa esercitazione (della complessità di un tema di costruzioni per la maturità dei geometri: tempo 8 ore) partendo dalla forma dell'edificio suggeritagli da una sua precisa creatività. Immagina un corpo prismatico verticale diviso in 3 piani, lo incastona nella morfologia molto accattivante di una valletta fronte mare, immagina un altro corpo prismatico orizzontale con cui amplia il piano superiore collegandolo a ponte al pendio da quel lato. La tavola che ha presentato come sua prima soluzione al post #329 (http://f.cl.ly/items/342y2H0W0t1L0e3c3D20/Italiamac.pdf) mostra che intendeva caratterizzare il primo solido con finestre d'angolo a tutta altezza che mostrassero parte della struttura portante risolta con l'adozione di colonne. Questo elemento strutturale era poi ripreso nel corpo orizzontale.

Quindi il Bacchini un'idea di architettura, di prospetto, di 'segno' l'aveva (poi: de gustibus).

A me pare che sia partito decisamente dal presupposto che la forma venga prima della funzione.

Dopodiché lo svolgimento nel contingentare le funzioni lavoro, giorno, notte, in quei volumi predeterminati ha mostrato la sua inesperienza nell'affrontare anche le problematiche più semplici. Appunto un arrivare alla (dis)funzione …

Al secondo anno di un corso di laurea, in Architettura o Ingegneria che si voglia far prevalere conta poco, mostra davvero dei grossi limiti per lo meno di quel corso di quel docente di quella facoltà di quell'università di quella città di quella regione di quest'italietta.

Forse occorrerebbe ragionare dell'organizzazione dell'insegnamento per magari comprendere come mai questo "non più" bel paese sia stato infarcito di edifici privi di anima, privi di grazia e figli di pulsioni "voglio ma non posso" (…ma non so) di schiere di geometri cui si sono accodate a livello molto prossimo anche quelle di molti architetti ed ingegneri.

Correggere questa organizzazione? Solo i programmi d'insegnamento? Come? … Demolire? … partendo magari dalla burocrazia incolta di uffici tecnici, commissioni edilizie, redattori dai PRG ai PGT, criteri di valutazione e metodi d'approvazione ...

 

Condivido pienamente!

 

Ma mi permetto di aggiungere che le due sezioni inserite nella tavola che hai gentilmente riportato denotano una cosa molto semplice: LETTURA DEL TERRITORIO = ZERO!!!

 

Capirei che si stesse parlando di un'idea di progetto vagamente simile a Casa Bianchi di Mario Botta a Riva San Vitale. Ma in questo caso specifico caso quella sezione non ha senso di esistere.

 

Poi il discorso è che, come dicevo, non puoi nemmeno appellarti alla sola "funzionalità", eterno dilemma architettonico. Qui stiamo parlando di cose che non hanno un appiglio concreto. Mi dispiace dirlo ma sembra che abbia sfogliato tre riviste di architettura e che abbia creato un'accozzaglia di idee totalmente differenti tra loro.

 

Critiche troppo dure? Lo dicevo ad un altro utente in privato: io vorrei che alcuni qui dentro avessero visto cos'è una critica dura di Botta o di Olgiati. Nella migliore delle ipotesi gli avrebbero bruciato i piani appesi gridando frasi sataniche. E poi, manco fosse una razza in via d'estinzione da dover essere difeso e tutelato! Il WWF sostituirà presto il logo, dal panda alla foto di Bacchini.

 

Povera Italia...

Grande Giove!

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Condivido pienamente!

 

Ma mi permetto di aggiungere che le due sezioni inserite nella tavola che hai gentilmente riportato denotano una cosa molto semplice: LETTURA DEL TERRITORIO = ZERO!!!

 

Capirei che si stesse parlando di un'idea di progetto vagamente simile a Casa Bianchi di Mario Botta a Riva San Vitale. Ma in questo caso specifico caso quella sezione non ha senso di esistere.

 

Poi il discorso è che, come dicevo, non puoi nemmeno appellarti alla sola "funzionalità", eterno dilemma architettonico. Qui stiamo parlando di cose che non hanno un appiglio concreto. Mi dispiace dirlo ma sembra che abbia sfogliato tre riviste di architettura e che abbia creato un'accozzaglia di idee totalmente differenti tra loro.

 

Critiche troppo dure? Lo dicevo ad un altro utente in privato: io vorrei che alcuni qui dentro avessero visto cos'è una critica dura di Botta o di Olgiati. Nella migliore delle ipotesi gli avrebbero bruciato i piani appesi gridando frasi sataniche. E poi, manco fosse una razza in via d'estinzione da dover essere difeso e tutelato! Il WWF sostituirà presto il logo, dal panda alla foto di Bacchini.

 

Povera Italia...

 

come non quotare gli ultimi due interventi!

 

(OT per OT... oh casa bianchi, ricordi della prima esercitazione al primo anno  :love:  mi è rimasta nel cuore  :DD )

MacBook Pro 15'' Retina - iPhone 5

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io vorrei che alcuni qui dentro avessero visto cos'è una critica dura di Botta o di Olgiati.

Viste. Infatti quelli nei confronti di Bacchinif mi sono sempre sembrati amorevoli consigli, più che feroci critiche. :D

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Oh ragassi, mica volete spingere il povero Bacchini al suicidio, spero...

Non c'è pericolo...

;-)

Viste. Infatti quelli nei confronti di Bacchinif mi sono sempre sembrati amorevoli consigli, più che feroci critiche. :D

Ecco, appunto...

Grande Giove!

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Mike l'Angelo, il 06 mag 2013 - 15:04, ha detto:

Oh ragassi, mica volete spingere il povero Bacchini al suicidio, spero...

Mi auguro proprio che il Bacchini non si riveli un ragazzino ma sappia rispondere a critiche ed appunti presentando (al docente prima che a noi) un lavoro che tenga conto delle informazioni e degli insegnamenti che qui non si sono lesinati.

Doc.Brown, il 05 maggio 2013 - 18:50, ha detto:

... LETTURA DEL TERRITORIO = ZERO!!!...

Per quel che ho capito la morfologia come qualsiasi collocazione ambientale (ed in parte la destinazione d'uso) sembrano essere del tutto arbitrarie.

... Poi il discorso è che, come dicevo, non puoi nemmeno appellarti alla sola "funzionalità", eterno dilemma architettonico ...

Io non intendevo appellarmi alla 'sola' funzionalità. Intendevo evidenziare che partendo dall'estremo opposto della 'sola' forma poi serve molto mestiere per quadrare la funzionalità senza forzature o compromessi pesanti. Esiti appunto evidenziati dal procedere del Bacchini che secondo me il mestiere deve ancora capirlo prima che apprenderlo.

«... una ragnatela di collegamenti e feedback irrinunciabili ...» ha per altro scritto Mike l'Angelo. A me piace pensare che qualsiasi opera di design scaturisca dalla sinergia di tutto il vissuto dell'autore ... che appunto dev'esserci e non si apprende di riflesso. Quindi anche i manuali e gli esempi, concreti librari o dal web, vanno 'presi in mano' con una determinata mentalità, con una spontanea ansia di apprendere, sviscerati per un'intima curiosità e non consultati per un arido dovere scolastico. Torno alla 'vocazione' di cui ho già scritto, ed io penso che anche professioni più o meno blasonate (sia medico che infermiere ad es.) vadano sempre intraprese solo quando si ha capito d'essere veramente portati ad esse.

(in mobilità subisco una momentaneo limitazione di banda quindi non riesco a quotare ... e chissà cos'altro)

Un geloso introverso schivo ed abbottonato ... in libera uscita :-o                                   Backup SEMPRE!!!

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Ho letto tutti i commenti. Stasera vi risponderò con più calma, perdonatemi per il ritardo.

< Il guaio è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla... [Luciano De Crescenzo, 32 Dicembre] >

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Mi auguro proprio che il Bacchini non si riveli un ragazzino ma sappia rispondere a critiche ed appunti presentando (al docente prima che a noi) un lavoro che tenga conto delle informazioni e degli insegnamenti che qui non si sono lesinati.

Per quel che ho capito la morfologia come qualsiasi collocazione ambientale (ed in parte la destinazione d'uso) sembrano essere del tutto arbitrarie.

Io non intendevo appellarmi alla 'sola' funzionalità. Intendevo evidenziare che partendo dall'estremo opposto della 'sola' forma poi serve molto mestiere per quadrare la funzionalità senza forzature o compromessi pesanti. Esiti appunto evidenziati dal procedere del Bacchini che secondo me il mestiere deve ancora capirlo prima che apprenderlo.

«... una ragnatela di collegamenti e feedback irrinunciabili ...» ha per altro scritto Mike l'Angelo. A me piace pensare che qualsiasi opera di design scaturisca dalla sinergia di tutto il vissuto dell'autore ... che appunto dev'esserci e non si apprende di riflesso. Quindi anche i manuali e gli esempi, concreti librari o dal web, vanno 'presi in mano' con una determinata mentalità, con una spontanea ansia di apprendere, sviscerati per un'intima curiosità e non consultati per un arido dovere scolastico. Torno alla 'vocazione' di cui ho già scritto, ed io penso che anche professioni più o meno blasonate (sia medico che infermiere ad es.) vadano sempre intraprese solo quando si ha capito d'essere veramente portati ad esse.

(in mobilità subisco una momentaneo limitazione di banda quindi non riesco a quotare ... e chissà cos'altro)

Capisco il tuo discorso sull'esterno argomento riguardante la funzionalità, ma ci tenevo ad aprire una parentesi che mi sembrava importante. Scusa se sono andata un po' "oltre".

Riguardo invece il concetto (per me inconcepibile) del "terreno immaginario", credo che qui si sia ormai raschiato il fondo. Che cosa cavolo resta dell'architettura se non esiste nemmeno più un vero terreno? L'architettura non é forse strettamente legata al sito e al territorio? Per me un terreno non é solo una forma e qualche curva di livello disegnata. Per me il terreno va visto, vissuto, sentito. Bisogna camminarci sopra, guardarsi attorno, capire le pendenze, i collegamenti, le abitudini che vive attorno. Cavolo, cose che fino a ieri mi sembravano talmente scontate da non dover nemmeno essere discusse. E invece no!

La cosa divertente é che studenti come me che guardavano da fuori Atelier come Olgiati si divertivano ad immaginare dialoghi assurdi tra gli studenti. Tipo: scusa ma in questa stanza da letto non ci sta il letto. Certo ma questa stanza da letto non é concettualmente e filosoficamente studiata per dormire e anche se fosse, filologicamente parlando, ritengo che il continuum spazio-tempo possa essere reinterpretato per dimostrare che progressivamente le persone possono anche strategicamente dormire in piedi. Ah certo, la tua interpretazione della vita dopo la morte in stretto collegamento con il concetto del vivere quotidiano mi ha convinto sull'inutilitá del letto nella mia miserabile vita vuota.

Ma almeno un cacchio di terreno l'hanno sempre avuto!

Grande Giove!

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  • 2 settimane dopo...

Ho letto tutti i commenti. Stasera vi risponderò con più calma, perdonatemi per il ritardo.

 

Perdonare il ritardo dipende dal ritardo medesimo ...

Un geloso introverso schivo ed abbottonato ... in libera uscita :-o                                   Backup SEMPRE!!!

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Doc.Brown ha scritto: «Io spero veramente che tu ci stia trollando tutti, perché se non è così la situazione è veramente gravissima…»

ed io mi sono ricordato di un intervento che mi aveva lasciato parecchio perplesso: il #315 che è firmato da Vise, ma sembrerebbe scritto dall'autore del thread.

 

Per quanto riguarda il dettaglio della rappresentazione si tratta di un disegno in scala 1:100. Sicuramente non credo che dovrò indicare la numerazione dei gradini in quanto il disegno potrebbe risultare poi ridondante, considerando che la scala non è l'elemento principale della mia rappresentazione. Mi chiedevo, più che altro, se la linea obliqua di sezione dovrebbe essere doppia oppure singola in scala 1:100.


Per quanto riguarda la scelta di alzata e pedata io ho preferito andare su a=16 e p=32, ma semplicemente perché non sapevo se si potesse scegliere una pedata più corta e o una alzata più alta. Mi pare di aver letto che nelle abitazioni si possono avere anche pedate di 20-22, e questo mi aiuterebbe sicuramente perchè mi permetterebbe di fare 8 gradini per rampa invece di 10, recuperando così spazio per il resto della progettazione. Ma su questo non sono ancora sicuro, aspetto una vostra risposta.



Mi sono procurato il Nuovissimo Manuale dell'Architetto di Zevi, spero vada bene.

Mah …

ero semplicemente dal telefono e non mi ha fatto quotare giustamente ;)

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  • 5 mesi dopo...

Riesumo questa discussione per chiedervi un consiglio.

Sono alle prese con la mia prima vera esperienza di progettazione di un quartiere residenziale e vorrei che mi deste dei suggerimenti su che tipo di informazioni e spunti raccogliere per procedere correttamente nel lavoro. Nello specifico si tratta di riqualificare una area, lasciando invariate solo alcune preesistenze di quest'ultima, quali edifici istituzionali ed altre strutture che non possono essere modificate al momento. L'esame in questione è Composizione Architettonica, quindi ci terrei a premere sul fatto che è più importante far emergere un'idea che un progetto finito vero e proprio. Essendo la mia prima esperienza di questo genere vorrei capire quali riferimenti potrei prendere. Ad esempio, credo, che potrebbe farmi comodo vedere qualche immagine di interventi simili in altre zone d'Italia, d'Europa o del Mondo. Mi manca, però, una cultura di base in merito. Avete qualche nome ? Inoltre, potrebbe far sempre al caso mio trovare un piccolo manuale, sintetico caso mai, che mi dia delle basi più o meno generiche per farmi procedere in maniera mirata. 

Grazie in anticipo. Spero di essermi spiegato bene.

< Il guaio è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla... [Luciano De Crescenzo, 32 Dicembre] >

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Secondo me potresti partire da una ricerca storica sui tessuti che compongono la tua e la loro evoluzione.

Cercando di capire quali segni sono stati lasciati, quali sono stati nascosto, quali potrebbero fare al caso tuo e quali no.

Oppure potresti scomporre per layer l'esistente e vedere tramite sovrapposizioni, sottrazioni o altro riesci a trovare una soluzione compositiva che accompagna il tuo concept.

Anche elaborare un concept di progetto non sarebbe male, un'idea forte di partenza che ti indirizzi. :)

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Secondo me potresti partire da una ricerca storica sui tessuti che compongono la tua e la loro evoluzione.

Cercando di capire quali segni sono stati lasciati, quali sono stati nascosto, quali potrebbero fare al caso tuo e quali no.

Oppure potresti scomporre per layer l'esistente e vedere tramite sovrapposizioni, sottrazioni o altro riesci a trovare una soluzione compositiva che accompagna il tuo concept.

Anche elaborare un concept di progetto non sarebbe male, un'idea forte di partenza che ti indirizzi. :)

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Sì, infatti di base si deve partire proprio da un concept, che poi va sviluppato successivamente tramite operazioni compositive e scelte progettuali. Diciamo che mi è chiaro come procedere, quello che manca è proprio un adeguato bagaglio culturale per poter pensare di testa mia a delle soluzioni innovative o che, eventualmente, facciano al caso mio. Per questo motivo, oltre che la documentazione in loco che sto provvedendo a fare, chiedevo esempi e spunti celebri fatti in passato su operazioni simili.

Mi basterebbe cercare un po' su Europaconcorsi, The Plan e quant'altro, ma non ho trovato molto a dire il vero. Sarebbe, forse, utile vedere proprio delle riqualificazioni fatte da grandi architetti, sia del passato che contemporanee.

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Secondo me potresti partire da una ricerca storica sui tessuti che compongono la tua e la loro evoluzione.

Cercando di capire quali segni sono stati lasciati, quali sono stati nascosto, quali potrebbero fare al caso tuo e quali no.

Oppure potresti scomporre per layer l'esistente e vedere tramite sovrapposizioni, sottrazioni o altro riesci a trovare una soluzione compositiva che accompagna il tuo concept.

Anche elaborare un concept di progetto non sarebbe male, un'idea forte di partenza che ti indirizzi. :)

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Sì, infatti di base si deve partire proprio da un concept, che poi va sviluppato successivamente tramite operazioni compositive e scelte progettuali. Diciamo che mi è chiaro come procedere, quello che manca è proprio un adeguato bagaglio culturale per poter pensare di testa mia a delle soluzioni innovative o che, eventualmente, facciano al caso mio. Per questo motivo, oltre che la documentazione in loco che sto provvedendo a fare, chiedevo esempi e spunti celebri fatti in passato su operazioni simili.

Mi basterebbe cercare un po' su Europaconcorsi, The Plan e quant'altro, ma non ho trovato molto a dire il vero. Sarebbe, forse, utile vedere proprio delle riqualificazioni fatte da grandi architetti, sia del passato che contemporanee.

secondo me in primis chiedi al tuo prof o assistente. In genere devi capire cosa piace a loro per poi muoverti di conseguenza. :)

Sulle riviste non so quanto troverai, potresti doverne sfogliare decine per trovare quello che ti serve.

Alla fine penso ti convenga andar in biblioteca e cercare un po' per architetti una volta capito lo stile del prof.

Potresti vedere Aldo rossi, Le corbusier ma anche tutti i recenti progetto di riqualificazione delle città nordiche o anglosassoni.

Di roba da vedere ne hai. Cerca solo di capire dove vuole indirizzarvi lui :)

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Già digitando "riqualificazione area"  google fa comparire una sfilza infinita di esempi.

 

Comunque se si tratta di destinazione residenziale non superfetare elucubrazioni d'altri tempi. A livello scolastico se si è consci di non avere ancora la sufficiente base culturale allora volare basso è decisamente meglio. Dedicare molta attenzione ai lavori presentati dai colleghi ed alle critiche di docente ed assistenti può essere molto più utile in prospettiva che partire per la tangente su qualche spunto giocoforza occasionale anche se magari affascinante.

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Già digitando "riqualificazione area"  google fa comparire una sfilza infinita di esempi.

 

Comunque se si tratta di destinazione residenziale non superfetare elucubrazioni d'altri tempi. A livello scolastico se si è consci di non avere ancora la sufficiente base culturale allora volare basso è decisamente meglio. Dedicare molta attenzione ai lavori presentati dai colleghi ed alle critiche di docente ed assistenti può essere molto più utile in prospettiva che partire per la tangente su qualche spunto giocoforza occasionale anche se magari affascinante.

Quello che dici è sicuramente corretto. Il punto è che i lavori andranno presentati assieme, quindi non avrò modo di vedere l'operato dei colleghi. Sicuramente insegnanti ed assistenti daranno una mano, ma con una lezione settimanale al massimo potranno dedicarmi 10 minuti a volta, che è ben poco per un progetto che va portato avanti per mesi.

A questo punto credo che proverò a vedere qualche esempio su Google ed a trarre ispirazione. 

Più che altro si tratta di individuare correttamente un tema che possa essere adeguato per il contesto che vado a riqualificare, e successivamente dovrò sviluppare tale tema avvalendomi degli strumenti della progettazione, di cui non dispongo. La mancanza, più che altro, non è tanto legata al non saper cosa fare, ma come fare. 

Potrei tranquillamente pensare al nuovo design del MacBook Air ( mi sarebbe concesso fare una proposta ), ma non sarei assolutamente in grado di costruire il computer, tanto meno di disegnare in maniera chiara, comprensiva e leggibile la mia idea, mancando proprio delle abilità tecniche e specifiche che farebbero al caso mio. 

Spero di essermi spiegato; insomma il punto non è tanto trovare l'idea e o proporre qualcosa, dato che quello spetta personalmente a me, ma capire come mettere in atto questa idea, capire quali sono le operazioni compositive che posso effettuare e le relative modificazioni del territorio. 

< Il guaio è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla... [Luciano De Crescenzo, 32 Dicembre] >

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Scusa un attimo, Bacchini... ma il professore che ci sta a fare?

Noi tutti, prima ancora di cominciare a mettere la matita sul foglio, ci eravamo sorbiti ore e ore di diapositive su interventi progettuali, su quartieri residenziali e non, olandesi, inglesi, francesi, americani... ci hanno fornito esempi di LeCorbusier, di Wright, Mies, Khan, Aldo Rossi, Scarpa, in tutte le salse.......

Non è che ci hanno detto "progettate un quartiere" e noi dovevamo inventare qualcosa di bizzarro partendo da zero...

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Scusa un attimo, Bacchini... ma il professore che ci sta a fare?

Noi tutti, prima ancora di cominciare a mettere la matita sul foglio, ci eravamo sorbiti ore e ore di diapositive su interventi progettuali, su quartieri residenziali e non, olandesi, inglesi, francesi, americani... ci hanno fornito esempi di LeCorbusier, di Wright, Mies, Khan, Aldo Rossi, Scarpa, in tutte le salse.......

Non è che ci hanno detto "progettate un quartiere" e noi dovevamo inventare qualcosa di bizzarro partendo da zero...

Non voglio sempre litigare e o fare discussioni con te; ma non credo che tu possa sapere a priori ( come già altre volte hai fatto ) qual è la situazione nella mia università e quale insegnamento mi viene dato. Se sto scrivendo qui sul forum è chiaro che c'è un problema legato al fatto che le cose vengono spiegate in maniera confusa, poco adeguata e spesso confusionale. 

Per prima cosa ti dico che ci sono stati fatti pochi esempi, ma è chiaro che conosco tutti gli architetti da te citati; ma non li conosco così bene da esser in grado da sfruttare la loro poetica e o i loro lavori a mio vantaggio per articolare una mia idea.

Poi, io ponevo la questione sotto un'altra luce. Per progettare il nuovo involucro del MacBook è evidente che è necessaria una conoscenza adeguata in materia di design, ma non è sufficiente. Non me ne faccio nulla della conoscenza se non so metterla in pratica. Se così fosse i critici d'arte sarebbero artisti, e così via... Così, nel mio caso non è sufficiente conoscere solo gli interventi del passato, ma capire anche come realizzare un proprio intervento. 

Provo a fare un altro esempio. Penso ad una scala in legno senza soletta, ma non posso disegnarla perché non so usare AutoCAD. Analogamente nel mio caso non è tanto l'idea o le idee che mancano, ma manca proprio la capacità di metterle in atto. 

"Non è che ci hanno detto "progettate un quartiere" e noi dovevamo inventare qualcosa di bizzarro partendo da zero..."

Figurati, nemmeno a noi è stato detto questo; ma semplicemente non è stato spiegato come progettarlo, di quali mezzi avvalersi e come procedere gerarchicamente.

 

< Il guaio è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla... [Luciano De Crescenzo, 32 Dicembre] >

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Quello che dici è sicuramente corretto. Il punto è che i lavori andranno presentati assieme, quindi non avrò modo di vedere l'operato dei colleghi. Sicuramente insegnanti ed assistenti daranno una mano, ma con una lezione settimanale al massimo potranno dedicarmi 10 minuti a volta, che è ben poco per un progetto che va portato avanti per mesi.

 

Se il lavoro verrà portato avanti per mesi evidentemente non si svolgerà durante le lezioni settimanali ... ma in ognuna di quelle lezioni oltre ai 10 minuti che valuti d'ottenere per te potresti orecchiare i 10 minuti dedicati al maggior numero di altri nelle tue condizioni. Magari ti farai una cultura più ampia, anche non stringentemente utilizzabile su questa specifica esperienza, ma se dici che vi danno informazioni confuse la prima cosa che devi imparare è come decrittare questi insegnamenti che magari sono solo in una logica diversa da quella a cui sei stato abituato in precedenza. Altrimenti prenderei in esame un cambio di università, di docenti e di metodo, perché continuare dove non ti riesce di apprendere a sufficienza credo sia uno spreco di tempo.

 

Uno spunto? Siamo nell'Italia del 2014 e l'edilizia per come è stata conosciuta e praticata negli ultimi 60/70 anni è definitivamente finita. Solo la necessità di mentire sui reali importi a bilancio degli immobili in carico al sistema creditizio tiene artatamente alti i "teoricissimi" valori di mercato. Nel concreto quasi ovunque abbiamo un surplus di cubatura, orribile in percentuale indecente, e quindi una qualsiasi riqualificazione di tipo emblematico e/o didattico dovrebbe passare per prima cosa dall'abbattimento e dallo smaltimento del "tanto" superfluo poi, per evidenza economica, da un sapiente recupero del meritevole e solo alla fine, ed in misura assai limitata ed essenziale, dal nuovo in sostituzione e razionalizzazione.

 

C'è molto da inventare ma, secondo me, non come si presume che lo si debba fare in base alla tradizione scolastica. Personalmente darei punteggi tremendi a chi si lanciasse in fantasie quantitativamente anacronistiche. A naso, più che per conoscenza, non credo che nel passato si trovino molti prodromi o modelli utili per affrontare questa inedita realtà problematica e povera soprattutto di prospettive.

 

Andando oltre ...sinceramente non vedo nemmeno un gran futuro per il mestiere di Architetto. In particolare prevedo una concorrenza ancor peggio che spietata ed ancor più interprofessionale.

Un geloso introverso schivo ed abbottonato ... in libera uscita :-o                                   Backup SEMPRE!!!

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Il fattore fondamentale bacchi è che nessuno ti dirà come fare perché il modo giusto non esiste.

Ti verranno sempre dati spunti più o meno confusi, la maggior parte delle volte solamente confusi, che dovrai riuscire a far tuoi e sfruttare in modo costruttivo.

Coi grandi maestri ti dovrai sempre confrontare, perché alla fine come ben sai anche tu, non devi inventare nulla ma cercare di tirar fuori il meglio da quel poco che hai.

Purtroppo non si tratta di conoscere tutte le loro opere o meno, si tratta di studiarli nelle varie monografie, opere, e non guardare solo progetto casualmente qua e la.

So che è complesso, sono ancora studente e lo so, ma è l'unico modo per tirar fuori qualcosa.

Oltretutto l'importante come dicono i miei prof e sempre disegnare, se disegni e graficizzi puoi essere corretto, se il foglio è bianco non c'è nulla da fare.

Non voglio pensare che la situazione nella tua uni sia così tragica come la dipingi, forse e solo un problema di comunicazione tra voi e i prof che col tempo probabilmente si scioglierà e diverrà più chiaro. :)

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Il fattore fondamentale bacchi è che nessuno ti dirà come fare perché il modo giusto non esiste.

Ti verranno sempre dati spunti più o meno confusi, la maggior parte delle volte solamente confusi, che dovrai riuscire a far tuoi e sfruttare in modo costruttivo.

Coi grandi maestri ti dovrai sempre confrontare, perché alla fine come ben sai anche tu, non devi inventare nulla ma cercare di tirar fuori il meglio da quel poco che hai.

Purtroppo non si tratta di conoscere tutte le loro opere o meno, si tratta di studiarli nelle varie monografie, opere, e non guardare solo progetto casualmente qua e la.

So che è complesso, sono ancora studente e lo so, ma è l'unico modo per tirar fuori qualcosa.

Oltretutto l'importante come dicono i miei prof e sempre disegnare, se disegni e graficizzi puoi essere corretto, se il foglio è bianco non c'è nulla da fare.

Non voglio pensare che la situazione nella tua uni sia così tragica come la dipingi, forse e solo un problema di comunicazione tra voi e i prof che col tempo probabilmente si scioglierà e diverrà più chiaro. :)

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Tutto quello che dici è corretto, ancora una volta. 

Sul fatto che l'insegnamento non è dei migliori non mi lamento, perché ormai ci ho fatto il callo ed ho capito che nell'immediato non è una componente modificabile nella maggior parte delle università pubbliche. 

Infatti, io non ho criticato il fatto che non sia stato spiegato come giungere al prodotto finale; ma che non mi sono stati forniti gli adeguati mezzi per giungervi. Non ho mai chiesto che qualcuno facesse le cose al posto mio, anzi sono profondamente contrario a quest'idea. Critico, semplicemente, che non sia stato messo in condizioni di lavorare con criterio, ma solo di fare le cose in modo caotico per rispettare consegne e quant'altro.

Mettiamo che mi viene chiesto di disegnare una griglia; ma non mi viene spiegato pressoché nulla.

Untitled.jpg

Mettiamo che mi viene mostrata solo la prima griglia, quella in azzurro per intenderci. Le altre due gialline sono due griglie che mi sarebbero potute esser mostrate, ma che sono rimaste celate. Ora, se io volessi arrivare al prodotto finale, cioè la griglia di sotto, non potrei mai arrivarci non essendo proprio a conoscenza delle due griglie non spiegate. 

Il punto è un po' questo. Non sto chiedendo un'idea, ma i mezzi per realizzarla. Questi mezzi risiedono in primis nella conoscenza delle opere di riqualificazione dei grandi maestri ( teoria ), ed in secondo luogo nell'analisi delle operazioni compositive possibili e che possono essere effettuate. 

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Quello che dici è giusto ed è una cosa della quale parliamo spesso in facoltà e anche con alcuni prof più aperti con gli studenti.

Inoltre Il sistema consegne in parte ti divora, vorresti fare 100 quando ti viene richiesto 10 ma per forza di cose riesci a fare solo 12 perché è tutto un caos infinito.

Purtroppo ribadisco nessuno ti darà tutte le armi necessarie, tranne qualche prof più serio e bravo che magari nel poco tempo a sua disposizione riesce a comunicare più che può.

Il resto e tutto una ricerca personale, che può dare o non dare frutti nell'immediato ma sarà sempre parte del tuo bagaglio culturale e prima o poi scapperà fuori da qualche parte. :)

Per come e organizzato il sistema universitario tutti i mezzi non ve li darà nessuno e forse è giusto anche così, i mezzi che utilizzerete saran quelli che vi siete costruiti da soli dopo un lungo, o meno,processo di ricerca

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Bacch, neanch'io voglio litigare con te  :consolare: e il mio post era infatti diretto più che altro alla docenza ("ma i professori che ci stanno a fare?" era ben chiaro).

Tu vuoi un metodo, e la risposta è: non esiste.

Tu devi trovare il tuo, guardare dentro di te, analizzare le tue sinapsi mentali e ottimizzarle, ed è un percorso che non si insegna ma si impara dopo anni, e certo non in un corso di Composizione, e nemmeno con la tesi.

Tu puoi partire dal fondo e risalire all'origine, oppure il contrario, oppure partire da uno scarabocchio ed adattarlo alle esigenze della committenza o viceversa, oppure potresti fare come Gehry nell'episodio dei Simpsons in cui accartoccia un foglio e il suo progetto è nato  :laugh:

insomma, i sistemi sono tanti ma la cosa che conta è solo una: che il progetto funzioni e che non presenti pecche. Poi come ci arrivi non interessa a nessuno, interessa solo il risultato. Non è un compito di matematica.

 

Ai miei tempi, semplicemente, si facevano delle esercitazioni (e tante anche) all'inizio semplici e poi via via più complicate, e poi s'iniziava il lavoro dell'esame. Ne discutevamo col docente (le famose revisioni: non esistono più?), il quale ci dava le prime dritte. Portato avanti il lavoro (anche sbagliando) ritornavamo dal professore, il quale suggeriva ancora altre cose e via via fino alla consegna dell'elaborato.

Noi avevamo il vantaggio (sì, vantaggio!) di lavorare su carta, dove il segno è pensato e ripensato ed ha un percorso progettuale differente da quello eseguito col CAD, dove la cancellazione è questione di millisecondi e che invece noi ragionavamo in ogni suo punto.

Secondo me (ma non solo) l'uso delle tecnologie deve essere un punto di arrivo e non di partenza. Solo quando hai disegnato interi piani, prospetti e sezioni e interi interventi a mano puoi appropriarti mentalmente del segno, di cosa mettere e dove (oltre che lavorare con i software in discesa) e, in una parola, puoi pensare l'architettura.

 

:abbraccio:

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Il discorso principale e`:

 

-prendi ispirazione dagli architetti sopracitati. Anche copiando. Tanto non sara` mai uguale al loro progetto perche e` applicato ad un contesto totalmente differente. Inoltre, copiare dall'eccellenza non guasta mai.

 

- Non si inventa "quasi" mai nulla di innovativo. In particolar modo all'universita. 

 

- cerca di capire dove vuole andare a parare il professore, alla fine il cliente e` lui. Se e` uno che va matto per l'international style, vai in quella direzione. Avanguardia giapponese stile Isozaki dei tempi d'oro, vai in quella direzione, etc...

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-prendi ispirazione dagli architetti sopracitati. Anche copiando. Tanto non sara` mai uguale al loro progetto perche e` applicato ad un contesto totalmente differente. Inoltre, copiare dall'eccellenza non guasta mai.

 

- Non si inventa "quasi" mai nulla di innovativo. In particolar modo all'universita. 

 

- cerca di capire dove vuole andare a parare il professore, alla fine il cliente e` lui. Se e` uno che va matto per l'international style, vai in quella direzione. Avanguardia giapponese stile Isozaki dei tempi d'oro, vai in quella direzione, etc...

Concordo con quello che dite. Alla fine è giusto.

​

Mi trovo in particolare con questa scaletta che m'hai fornito. 

Qualche intervento di riqualificazione urbana che secondo voi andrebbe sicuramente conosciuto per questo genere di lavoro ? Anche qualcuno che vi ha semplicemente colpito nel vostro percorso di studi andrebbe bene.

Grazie anticipatamente

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