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Il destino dei futuri architetti


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Mi permetto di copiare qui di seguito un articolo, nel quale mi sono imbattuto per caso, che affronta un tema delicato, per quanto forse già trito e ritrito.

Che futuro c'è per gli architetti di oggi (e di domani)?

Quest'area del forum mi è sembrata spesso "popolata" da persone capaci di sviluppare discussioni interessanti, e vorrei lanciare questo spunto per capire la vostra opinione e ragionare insieme su quali possano essere gli scenari nel prossimo futuro.

 

Qui di seguito l'articolo a cui faccio riferimento:

 

In tempo di crisi sistemica, si rafforza l’esortazione nei confronti delle potenziali matricole ad evitare le facoltà umanistiche (specie Lettere, Scienze Politiche o della Comunicazione), optando, invece, per quelle tecnico-scientifiche che dovrebbero insegnare un “mestiere†e garantire maggiori opportunità di sbocchi professionali. Ma, anche in questo caso, bisogna fare molta attenzione poiché se da anni è stata appurata la saturazione del “mercato degli avvocatiâ€, negli ultimi tempi, a fronte della scarsità di commesse lavorative, si sono levati appelli per bloccare la nascita di nuovi architetti: in numerosi articoli di giornali, interviste ed interventi di altro tipo, architetti affermati, docenti e altri “addetti ai lavori†hanno fatto intendere, più o meno esplicitamente, che non c’è più posto in questo settore e sarebbe meglio orientarsi su un altro tipo di studi, evocando il numero chiuso anche per le facoltà di Architettura. Effettivamente, come testificato da diverse ricerche e statistiche recenti, anche chi è già diventato architetto da molto tempo è stato costretto ad una faticosissima gavetta, poco soddisfacente sotto l’aspetto economico. A meno che non sia finito in qualche studio che “traffica†con gli sceicchi d’Arabia costantemente “bisognosi†di megaville con quattro, cinque piscine: ma, anche in questo caso, la vita è dura, visto che chi si arricchisce semmai sono i titolari e non è proprio piacevolissimo soggiornare per mesi in posti come gli Emirati Arabi o l’Arabia Saudita a contrattare con i capricciosi ricconi del posto.
Eppoi, diciamola tutta, la professione dell’architetto, nel nostro paese, è gestita dalle solite elite, una casta protetta e privilegiata in cui è difficilissimo entrare, se non si non vantano vincoli familiari.
A questo proposito, riportiamo uno stralcio del bel libro di Gianni Biondillo, architetto e scrittore, intitolato “Metropoli per Principiantiâ€, edito da Guanda nel 2008. Seppur il libro sia incentrato sullo stato delle nostre città (non solo paesaggistico), le seguenti righe riflettono sulla condizione senza speranza dell’architetto in Italia, anche se l’autore continua ad esaltarlo come uno dei mestieri più belli ed affascinanti:
“Non fate studiare Architettura ai vostri figli. Non ne vale la pena.
Vi ritrovereste con dei figli frustrati, incapaci di relazionarsi con il mondo del lavoro: troppo tecnici per gli artisti, troppo artisti per i tecnici, né carne nè pesce, insomma. Se lo fate per il prestigio, meno che meno. Non esiste categoria più bistrattata, sfottuta, derisa: dai padroni di casa, dagli imprenditori edili, dai muratori, dagli ingegneri, dai geometri. Un incubo.
Tanto ve lo dico subito, il lavoro (di architetto intendo) non lo trova. A meno che non abbiate la pazienza infinita di vederlo leccare i piedi nello studio di qualche affermato professionista per anni. Per dodici-sedici ore al giorno: a tirare linee, a disegnare sempre e solo scale di sicurezza o pozzetti d’ispezione, e tutto gratis o per un ridicolo rimborso spese. Tutto questo per poter mettere sul curriculum, dopo essere stato spremuto come un limone, di aver lavorato per lo stimato professionista. Che non serve a nulla. Perché se si va a fare un colloquio con un altro stimato, stimatissimo professionista, si ritorna nel girone infernale dei pozzetti di ispezione e dei rimborsi spesa ridicoli. E allora si smette di farsi belli di cotanto curriculum e si cerca di tutto; tutto quello che capita diventa ossigeno: e si passa per studi di ingegneria, con i tuoi cugini del Politecnico che ti guardano ridacchiando sotto i baffi, trattandoti come una burba in una caserma punitiva o, peggio, per sperduti uffici di geometri specializzati in pratiche catastali. Che ti chiedono, come al solito, dato che te lo chiedono da anni: “ma sei un architetto di interni o di esterni?†E tu che proprio non sai rispondere, perché la domanda è assolutamente incomprensibile: dal cucchiaio alla città, ti avevano insegnato in facoltà. L’architetto si occupa di tutto, dal cucchiaio alla città, come si può pensare che uno si fermi agli interni e che un altro si occupi degli esterni? Ma l’architettura non era il gioco sapiente dei volumi sotto la luce del sole? Non era una totalità inscindibile?
Vivo in Italia, nel paese col più alto numero di laureati in architettura d’Europa e col più basso numero di opere edili progettate da architetti, ed ho una vita sola.
Voglio sposarmi, avere dei figli, non posso aspettare per tutta la vita. Il mio diploma di laurea è appeso nel cesso. Eccomi Italia. Fa di me quello che vuoi.
Gregotti aveva ragione: in Italia l’architettura non è una disciplina meritocratica. Fare architettura è innanzi tutto un privilegio di casta. Non dico che gli architetti italiani famosi nel mondo non siano bravi: alcuni di loro sono di levatura internazionale di qualità eccelsa, almeno un paio sfiorano il geniale. Solo che, semplicemente, a loro è stato permesso di dimostrarlo. Ma che ne è di tutti quelli che a parità creativa non riusciranno nemmeno a fare una villetta in campagna? Che né è di quelli che, dopo anni a disbrigare le pratiche accademiche dei loro baroni, esasperati da quindi anni di precariato intellettuale, mollano tutto e vanno a fare i tecnici comunali?
Se insistete e davvero volete iscrivere i vostri virgulti in quelle bolge dantesche che sono le facoltà di architettura italiane, bè, allora fatelo! Ma fatelo davvero. Perché in fondo, se non siete i genitori ricchi consigliati da Gregotti e se nulla programmate di concreto per il futuro dei vostri figli e siete fervidi credenti nella provvidenza divina, di certo state facendo frequentare loro la più bella delle facoltà universitarie, la più stimolante, la più variegata. Perché l’architettura è una disciplina che si pone in un crocevia dove soffia da una parte il vento della cultura umanistica e dall’altra quello della cultura scientifica e dell’innovazione. Perchè un architetto deve sapere di tecnologia, di sociologia, di storia dell’arte, di restauro, di tecnica delle costruzioni, di estetica, di urbanistica, di composizione. Perché è l’ultima disciplina ancora perfettamente rinascimentale, dove tutto rimanda ad un tutto. Di quelli che si laureano pochi faranno la professione, ma tutti sapranno trovarsi un lavoro, qualunque lavoro. Perché la disciplina dell’architettura prevede una flessibilità mentale, una capacità di adattamento alle situazioni, un senso di progetto, che servono a prescindere dal lavoro che stai facendo. […] L’altro grande dono che ti da è lo sguardo. La capacità di interpretare lo spazio, di dialogare con le forme, di comprendere il potenziale iconografico del reale e del virtuale.
Quindi, massì, mandatelo pure vostro figlio a studiare architettura. Fatelo. Impegnatevi a pagare le tasse, il posto letto proibitivo se abitate fuori sede, le copie, le fotocopie, i libri, i programmi cad, le attrezzature, tutto. Fatelo laureare. Poi però mandatelo all’estero. Che qui non c’è speranza.â€
 

 

A voi!

 

P.S. Non sono l'autore né partecipo in alcun modo con il sito da cui è tratto l'articolo. Non vuole essere velato spam ma solo uno spunto di riflessione.

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Lo trovo un articolo piuttosto retorico e superficiale. La citazione di Gianni Biondillo e` a dir poco qualunquista. C'e` un fondo di verita`, questo si. Non ho molta esperienza in Italia, quindi non posso parlare se non per sentito dire. Ma anche all'estero il lavoro da architetto non e` un lavoro per "diventare ricchi". E` un lavoro che da sicuramente soddisfazioni e necessita di tanta gavetta. Ma quale lavoro non richiede una gavetta non pagata? Sia in Italia che all'estero non c'e` una differenza cosi marcata. 

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Ma siamo davvero sicuri che in Italia le possibilità siano le stesse che all'estero?

Non parlo di diventare ricchi, ma di portare avanti progetti interessanti, di essere trattati come seri professionisti e di avere la considerazione di clienti che troppo spesso, pur di risparmiare un po' sulla parcella, si rivolgono a geometri o altri mestieranti piuttosto che affidarsi a noi architetti.

Non sarebbe forse il caso di considerare delle riforme che tutelino le varie categorie di professionisti dell'edilizia, limitando ognuna alle proprie competenze specifiche?

In Italia ci sono tanti, troppi architetti, questo è vero, ma non sono anche sfruttati nel modo sbagliato?

Perché non affidarsi a persone che dovrebbero avere più competenze in merito a concetti urbanistici, paesaggistici e di conservazione dei beni culturali e territoriali?

Penso che ci sia pochissima attenzione, da parte di amministrazioni, istituzioni e cittadini, verso l'architettura, disciplina che potrebbe rendere migliore la vita di tutti; le nostre città ne risentirebbero in positivo.

 

Oggi come oggi non si può tralasciare il discorso prettamente economico. Investimenti sui beni da conservare, trasformare, ristrutturare e restaurare, quanti guadagni porterebbero dal settore turistico? E città meglio pensate, con trasporti pubblici più efficienti e periferie più vivibili (e meno "periferiche"), magari con un'attenzione maggiore al tema dell'energia, quanto risparmio effettivo porterebbero alle famiglie che le abitano?

E se una sana architettura, invece di essere un limite, potesse diventare il mezzo per uscire dalla crisi? La situazione economica attuale non potrebbe essere vista come una scintilla per una nuova avanguardia? Non è la giusta occasione per portarci avanti rispetti agli altri paesi, che non sono ancora entrati nel pieno della recessione?

Come possiamo reinventarci noi, giovani architetti, per sensibilizzare tutta la popolazione ad una maggiore attenzione nei confronti di una disciplina che si pone come primo obiettivo il benessere di una società e di tutti i suoi componenti?

 

Sono d'accordo sulla relativa superficialità con la quale si è introdotto il tema nell'articolo citato, ma spero che questa mia sequela di interrogativi possa aver fornito ulteriori spunti per portare avanti la discussione.

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Forse sarà superficiale, ma non qualunquista e non parla "per sentito dire": la situazione è proprio quella descritta e potete fidarvi, visto che io l'ho vissuta sulla mia pelle e continuo a viverla.

Specialmente nella mia città, dove a fronte di qualche centinaio di professionisti iscritti all'Ordine (me compreso) lavorano veramente solo una decina. Insomma, loro costruiscono e il resto degli iscritti si deve accontentare di piccole ristrutturazioni o pratiche catastali, quando si presentano le occasioni e non è detto.

Le giovani leve, invece, devono accontentarsi di lucidare le tavole o di ridisegnarle al CAD, magari mettendo i mobili o disegnando l'impianto elettrico. Il tutto per 50-80 € settimanali e beccarsi anche i cazziatoni per una svista di qualche millimetro magari dai capi stessi.

Non scherzo ma parlo con cognizione di causa.

 

Ma poi, scusate, l'ha inventato lui che l'edilizia è in crisi nera? se è in crisi l'edilizia allora è in crisi il nostro lavoro, senza eccezioni di sorta.

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Ma siamo davvero sicuri che in Italia le possibilità siano le stesse che all'estero?

Non parlo di diventare ricchi, ma di portare avanti progetti interessanti, di essere trattati come seri professionisti e di avere la considerazione di clienti che troppo spesso, pur di risparmiare un po' sulla parcella, si rivolgono a geometri o altri mestieranti piuttosto che affidarsi a noi architetti.

Non sarebbe forse il caso di considerare delle riforme che tutelino le varie categorie di professionisti dell'edilizia, limitando ognuna alle proprie competenze specifiche?

In Italia ci sono tanti, troppi architetti, questo è vero, ma non sono anche sfruttati nel modo sbagliato?

Perché non affidarsi a persone che dovrebbero avere più competenze in merito a concetti urbanistici, paesaggistici e di conservazione dei beni culturali e territoriali?

Penso che ci sia pochissima attenzione, da parte di amministrazioni, istituzioni e cittadini, verso l'architettura, disciplina che potrebbe rendere migliore la vita di tutti; le nostre città ne risentirebbero in positivo.

 

Oggi come oggi non si può tralasciare il discorso prettamente economico. Investimenti sui beni da conservare, trasformare, ristrutturare e restaurare, quanti guadagni porterebbero dal settore turistico? E città meglio pensate, con trasporti pubblici più efficienti e periferie più vivibili (e meno "periferiche"), magari con un'attenzione maggiore al tema dell'energia, quanto risparmio effettivo porterebbero alle famiglie che le abitano?

E se una sana architettura, invece di essere un limite, potesse diventare il mezzo per uscire dalla crisi? La situazione economica attuale non potrebbe essere vista come una scintilla per una nuova avanguardia? Non è la giusta occasione per portarci avanti rispetti agli altri paesi, che non sono ancora entrati nel pieno della recessione?

Come possiamo reinventarci noi, giovani architetti, per sensibilizzare tutta la popolazione ad una maggiore attenzione nei confronti di una disciplina che si pone come primo obiettivo il benessere di una società e di tutti i suoi componenti?

 

Sono d'accordo sulla relativa superficialità con la quale si è introdotto il tema nell'articolo citato, ma spero che questa mia sequela di interrogativi possa aver fornito ulteriori spunti per portare avanti la discussione.

 

In Uk non esiste la figura del geometra, quindi i clienti non si possono rivolgere a tale categoria. In compenso per presentare un progetto al council non c'e` bisogno di essere iscritti ad alcun albo o avere qualifiche. Basta presentare un progetto che rispecchi i vari criteri, quindi via di FAI DA TE! Ti sembra meglio che in Italia?

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In Uk non esiste la figura del geometra, quindi i clienti non si possono rivolgere a tale categoria. In compenso per presentare un progetto al council non c'e` bisogno di essere iscritti ad alcun albo o avere qualifiche. Basta presentare un progetto che rispecchi i vari criteri, quindi via di FAI DA TE! Ti sembra meglio che in Italia?

 

No, da questo punto di vista non mi sembra molto meglio che in Italia. Ma che mi dici di tutto il resto del discorso? Ridurre tutto a questo mi sembra altrettanto superficiale.

Ci saranno delle differenze sotto altri aspetti, magari per quanto riguarda la ricezione dell'opera architettonica o la cultura del territorio.

D'altronde se tu, come tanti altri, sei emigrato in U.K. qualcosa di migliore ci sarà, o l'hai fatto per motivi differenti?

 

La mia non vuole essere una provocazione, sia chiaro. Il discorso, come anche il tuo punto di vista, mi sembra più che interessante, o comunque abbastanza da meritarsi qualche parola in più.

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Mi sono concentrato su di un solo punto perche e` quello che mi riguarda piu da vicino. In emigrato in UK per imparare la lingua e per una serie di eventi mi ritrovo a lavorare qua. La situazione e` sicuramente migliore dell'Italia. Rispetto al 90% dei miei colleghi universitari io lavoro con uno stipendio vero, chi e` rimasto in Italia sta facendo internship non pagati o con rimborso spese. Quello che volevo sottolineare e` che si vede l'estero come come una gallina dalle uova d'oro, dove tutti guadagnano un sacco di soldi e progettano l'architettura del futuro.

 

Non e` cosi.

 

Gli inglesi pensano la stessa cosa degli olandesi. In UK e` una guerra continua con i council per progettare qualcosa che non sia la casa di nonno aldo, etc... Come ho detto prima, non e` necessario avere un titolo per progettare e questo porta ad avere ditte di muratori che fanno tutto etc...

 

Si guadagna qualcosa in piu, si. Gli internship sono anche qua non pagati o con solo rimborso spese. Ecco una lista degli stipendi. Non tutti la seguono, ma e` indicativa. http://www.ribaappointments.com/Salary-Guide.aspx

 

Anche qua le giovani leve lavorano solo come lucidatori. penso sia normale. La gavetta va fatta. Poi c'e` che e` piu fortunato e chi meno.

 

Quando pero` leggo:" Fatelo laureare. Poi però mandatelo all’estero. Che qui non c’è speranza.â€

 

Vedo solo del qualunquismo.

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Scusa, ma  c'è una cosa che non hai spiegato bene: se non è necessario un titolo (il che mi sembra strano, che ne sa un privato cittadino di travi portanti e di regolamenti edilizi?), come fanno gli architetti a lavorare? Dove lavorano? su cosa lavorano? mica saranno sempre grattacieli nella City, presumo...

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Per "submit" una planning application al council non serve essere iscritti ad alcun albo. Per avere il titolo da architetto devi essere registrato all'ARB. Ovvio che se non sei architetto trovi piu difficilmente clienti e gente che si "fida" di te.

 

Se la planning application non rispetta gli standard di sicurezza, regolamenti vari, etc. viene bocciata con la perdita dei soldi per eseguirla. Ecco perche e` meglio affidarsi a chi ne sa qualcosa. Ed e` qui che lavorano gli architetti etc. Ma in teoria (ed in pratica per molti casi) qualunque cittadino puo presentare un progetto e farselo approvare.

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In pratica un muratore con un minimo di nozioni di disegno e tanta esperienza, può progettare un palazzo in UK? (se è così è una figata :D)

 

Ps. Io sono un architetto e sono uno di quei "fortunati" che ha parecchio da lavorare. Unico neo è che sono libero professionista in uno studio di progettazione, una situazione ben conosciuta (no malattia, no ferie). Oltre alla possibilità di essere messo alla porta a una velocità imbarazzante.

 

Quello che posso dire a un ragazzo che inizia oggi la facoltà di architettura è "sei proprio convinto? perché sarà molto molto dura". Credo comunque che architettura garantisca più sbocchi lavorativi di Filosofia o Scienze delle Comunicazioni, senza nulla togliere ai contenuti delle facoltà. Lo stesso Biondillo nel suo libro dice che alla fine dei conti se uno si sa adattare a NON fare l'architetto, qualcosa da fare lo trova!

IL NUOVO PORTALE DELLE IMMAGINI FAIL: WWW.FAILMINUTE.COM

Concluse transazioni: Recytal. Fean07. Fede84 (x2). Sinpolpy. MicheleBroggi. Faberino. Minerva. Cyber1967. Bolpo. Pelato. Signirr. GBiagiotti. Epi222. Moro. Jerilcam.

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In pratica un muratore con un minimo di nozioni di disegno e tanta esperienza, può progettare un palazzo in UK? (se è così è una figata :D)

 

Ps. Io sono un architetto e sono uno di quei "fortunati" che ha parecchio da lavorare. Unico neo è che sono libero professionista in uno studio di progettazione, una situazione ben conosciuta (no malattia, no ferie). Oltre alla possibilità di essere messo alla porta a una velocità imbarazzante.

 

Quello che posso dire a un ragazzo che inizia oggi la facoltà di architettura è "sei proprio convinto? perché sarà molto molto dura". Credo comunque che architettura garantisca più sbocchi lavorativi di Filosofia o Scienze delle Comunicazioni, senza nulla togliere ai contenuti delle facoltà. Lo stesso Biondillo nel suo libro dice che alla fine dei conti se uno si sa adattare a NON fare l'architetto, qualcosa da fare lo trova!

 

Però siamo tutti d'accordo sul fatto che una situazione del genere non sia proprio l'ideale. Non ha molto senso studiare architettura per poi NON fare l'architetto. A meno che non si abbiano tempo e soldi da buttare, si intende.

 

Per quanto riguarda l'esercizio della libera professione in condizioni comparabili a quelle di un dipendente, ovvero presso lo studio di progettazione di un altro professionista, c'è da dire che siamo proprio al limite. E' diventata la norma ma non è corretto che sia così, non è corretto che per lavorare si sia costretti a sottostare a questa condizione.

E' proprio questo che mi fa pensare alla necessità di riformare le condizioni del lavoro in ambito edilizio, siamo una categoria troppo poco tutelata.

Per qualsiasi altra professione non regolamentata da ordine o albo scatterebbe la presunzione di subordinazione, per gli architetti ovviamente no. Vi pare una cosa logica?

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Il problema di fondo è che il lavoro è poco. Se il lavoro ci fosse in abbondanza, allora anche le aziende/studi professionali assumerebbero gli architetti per "legarli" al posto di lavoro e non ci porremmo il problema dei diritti.

 

Dire però che siamo una categoria poco tutelata non è corretto: la nostra tassazione inarcassa è decisamente più bassa di quella INPS, e non è una cosa da sottovalutare.

IL NUOVO PORTALE DELLE IMMAGINI FAIL: WWW.FAILMINUTE.COM

Concluse transazioni: Recytal. Fean07. Fede84 (x2). Sinpolpy. MicheleBroggi. Faberino. Minerva. Cyber1967. Bolpo. Pelato. Signirr. GBiagiotti. Epi222. Moro. Jerilcam.

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La gavetta e` la gavetta. Un avvocato neolaureato non ha molti piu vantaggi di un architetto. Cosi come un ingegnere, etc...

 

Come detto da Poldo, il problema di fondo e` che manca il lavoro. Le universita di architettura sono gia a numero chiuso. Quindi chi ha scritto l'articolo e` poco informato a riguardo,. Oppure e` un articolo vecchio di almeno 10 anni o piu. 

 

Quello che io critico e` il vedere l'estero come la "nuova america". Non e` cosi. 

 

In che senso studiare architettura per poi non fare l'architetto? Se uno ha capacita di adattamento e trova qualcos'altro che gli piace e riesce a viverci, ben venga. Vuol dire che la facolta di architettura gli ha dato queste capacita. (ovviamente sto spingendo per provocare un po  :DD  ).

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La gavetta e` la gavetta. Un avvocato neolaureato non ha molti piu vantaggi di un architetto. Cosi come un ingegnere, etc...

 

Come detto da Poldo, il problema di fondo e` che manca il lavoro. Le universita di architettura sono gia a numero chiuso. Quindi chi ha scritto l'articolo e` poco informato a riguardo,. Oppure e` un articolo vecchio di almeno 10 anni o piu. 

 

Quello che io critico e` il vedere l'estero come la "nuova america". Non e` cosi. 

 

In che senso studiare architettura per poi non fare l'architetto? Se uno ha capacita di adattamento e trova qualcos'altro che gli piace e riesce a viverci, ben venga. Vuol dire che la facolta di architettura gli ha dato queste capacita. (ovviamente sto spingendo per provocare un po  :DD  ).

 

Cavolo bella discussione dandy! Interessante ragionare su certe questioni che ci toccano tutti in prima persona, sia voi che già lavorate, sia noi studenti in dirittura di arrivo che tra poco ci affacceremo nel mondo del lavoro.

 

Tu giustamente dici: "ci sono le possibilità in Italia di portare avanti un discorso architettonico leggermente più "alto" dello standard odierno senza dover scappare all'estero?".

Io ti rispondo contro-domandandoti: "in Italia c'è ancora una cultura architettonica?" anche se la domanda più giusta sarebbe: "in Italia c'è ancora una Cultura degna di definirsi tale?"

 

In Italia c'è ancora un sensibilità verso certe questioni che non siano l'archetto in muratura sul patio della villetta o come rubare qualche mc senza che nessuno se ne accorga?

Penso che una chiave di lettura possa essere anche questa non pensi? L'indifferenza che il  nostro paese mostra non solo verso la nostra figura professionale, architetto o ingegnere progettista che sia, ma sopratutto verso quello che siamo chiamati a pensare e realizzare. C'è un totale disinteresse verso quelli che sono i temi architettonici e l'impatto che questi possono avere nella nostra società (come ha fatto più volte notare doc.brown in altri topic), seguiti da un totale svilimento della figura professionale che non diventa altro che "operaio qualificato" di un processo dove in realtà una mente pensante non è che sia poi tanto necessaria: a far reggere 4 muri con qualche falda in realtà son buoni quasi tutti!.

 

Per questo reputo che il problema forse sia a monte della questione e ciò che ne è il risultato è figlio di un processo più complesso che non tocca solamente noi, ma tutto l'ambito della cultura e della ricerca italiana.

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Infatti, nella mia città ma penso anche da altre parti, il vero estensore del progetto è la ditta costruttrice.

Al tecnico incaricato spetta solo il compito di firmare il progetto. E se non lo fai non lavori.

Di ciò abbiamo più volte discusso nella sede dell'Ordine ma proprio non se ne esce...

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quello che vorrei sottolineare e` che non e` un problema solo Italiano.

I soldi fanno gola a tutti e metri cubi in piu sono soldi in piu.

 

Non a caso molte delle architetture "famose" sono state costruite per "ricconi".

Ho detto molte non tutte

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.

I soldi fanno gola a tutti e metri cubi in più sono soldi in più.

Sì, ma se poi ti impongono di costruire bagni da 120x120 o soggiorni il minimo sindacale con tanto di cottura, oppure alloggi non accessibili, oppure ancora impongono soluzioni scadenti, materiali opinabili e manodopera non esattamente qualificata, allora non si tratta di soldi in più, ma di bieca speculazione.

Per non parlare poi dei clienti che andranno ad abitare quegli appartamenti, e diranno "ma chi è quel cretino di architetto che ha fatto quest'orrore?"... ecco, l'ingordigia dei costruttori ha rovinato, oltre che l'Italia, anche la professione.

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"si rivolgono a geometri o altri mestieranti piuttosto che affidarsi a noi architetti"

 

perdonami ma questa non te la lascio passare!

 

i maggiori scempi che ho visto, almeno nella mia città, sono di architetti!

opere incomplete, stra costose ed ovviamente invendute!

progettate da rinnomati studi architettonici, badando al 80% all'estetica al 19% alla staticità e all'1% ai costi ovviamente spropositati, risultato, opera incompleta = invenduta.

 

progettare vuol dire prendere in considerazione tutti i fattori, estetica, staticità, funzionalità, costi, vendita, impatto ambientale, ecc...purtroppo non sempre questi fattori vengono considerati, con le dovute conseguenze, ciò non toglie che un buon Geometra non riesca ad unire tutti i punti e a fare un buon progetto!

 

non è solo questione di tiotolo di studio, ma di esperienza, bravura e buon senso!

per lo meno la nostra categoria in periodi di magra come questi ha l'umiltà di progettare anche il capanno degli attrezzi con relativo accatastamento,

che si fà, si sopravvive...

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Sì, ma se poi ti impongono di costruire bagni da 120x120 o soggiorni il minimo sindacale con tanto di cottura, oppure alloggi non accessibili, oppure ancora impongono soluzioni scadenti, materiali opinabili e manodopera non esattamente qualificata, allora non si tratta di soldi in più, ma di bieca speculazione.

Per non parlare poi dei clienti che andranno ad abitare quegli appartamenti, e diranno "ma chi è quel cretino di architetto che ha fatto quest'orrore?"... ecco, l'ingordigia dei costruttori ha rovinato, oltre che l'Italia, anche la professione.

Non voglio giustificare tutto cio. ovvio. Pero` e` umano che succeda e non e` un fatto solo italiano. tutto qua.

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"... al 19% alla staticità

Beh, non è possibile che gli architetti mettano la staticità al 19%, proprio non esiste. Mai sentito parlare di pratiche al Genio Civile? sono obbligatorie, per la cronaca.

Molti degli altri fattori che tu reputi critici sono di fatto imposti dai costruttori...

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Beh, che dire. Discussione interessante.

Io credo che nella vita, soprattutto nella nostra fatta di sacrifici e scelte, dobbiamo fare della concorrenza un ingrediente, una variante, parecchio determinante.

Il punto è molto semplice: se la scelta non la fa il sistema universitario, lo fará il mercato. Il mercato però non si controlla troppo facilmente, e anche se fa piacere leggere RIFLESSIONI (come dire: che bello, siamo ancora capaci di discutere, wow) la veritá purtroppo è che siamo tutti e tanti a far i conti con diversi problemi di natura molto più pratica.

Al di fuori di discussioni meritevoli e interessanti come queste sui forum però, a causa del dimensionamento che sta prendendo la cosa, anche gli ordini stessi stanno messi non troppo bene. Si parla di una riforma che approverebbe 3000 euro all'anno di contributi minimi per l'inarcassa. Una scelta più schiacciante del mercato. Qualcuno però la deve fare.

Ieri sera a Firenze Baricco ha parlato di diverse cose. Anche di crisi, facendo capire che anche se chiude un manicomio c'è gente che sta per strada. Anche un negozio di dischi se itunes funziona continua a perdere utili e prima o poi chiuderá. Se la gente non ha soldi e lo Stato continua ad essere il ladro che è sempre stato, in più ci si mette pure l'inarcassa, ecco che la scelta è inevitabile. Fa parte del progresso, che se non si controlla (alias tutti per forza a studiare architettura, baroni ringraziano e famiglie piangono) porta a conseguenza spiacevoli, ma non caschiamo dal pero.

A mio avviso una riforma del lavoro è alla base di un processo risolutivo. In uno studio ci deve essere una gerarchia e garanzie simili ad un sistema di ente pubblico.

Ci deve essere un direttore e altre figure che ricoprono determinati ruoli. Deve essere tutto legale e deve avere i margini per aprire una speranza di carriera. Lasciando ora ai masochisti la scelta di assumere, per forza di cose si crea un sistema in cui o sei il primo o non lavori. Il collaboratore punta per forza prima o poi solo a prendere il posto del capo. Semplicemente perchè non ci sono altri posti.

Insomma per farla breve: di architetti più di tanti non ce ne possono essere. O si trova un modo per far funzionare meglio un sistema complesso di professionalitá, oppure per forza siamo un po' come i gladiatori al colosseo. E chi ha la spada più grossa, per forza mena.

Speranza: dal primo luglio scatta il bonus del 65% sulle ristrutturazioni. Se la gente non ha voglia di spendere ora, allora sará dura per davvero. In bocca al lupo a tutti.

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"si rivolgono a geometri o altri mestieranti piuttosto che affidarsi a noi architetti"

 

perdonami ma questa non te la lascio passare!

 

i maggiori scempi che ho visto, almeno nella mia città, sono di architetti!

opere incomplete, stra costose ed ovviamente invendute!

progettate da rinnomati studi architettonici, badando al 80% all'estetica al 19% alla staticità e all'1% ai costi ovviamente spropositati, risultato, opera incompleta = invenduta.

 

progettare vuol dire prendere in considerazione tutti i fattori, estetica, staticità, funzionalità, costi, vendita, impatto ambientale, ecc...purtroppo non sempre questi fattori vengono considerati, con le dovute conseguenze, ciò non toglie che un buon Geometra non riesca ad unire tutti i punti e a fare un buon progetto!

 

non è solo questione di tiotolo di studio, ma di esperienza, bravura e buon senso!

per lo meno la nostra categoria in periodi di magra come questi ha l'umiltà di progettare anche il capanno degli attrezzi con relativo accatastamento,

che si fà, si sopravvive...

 

Ognuno tira l'acqua al suo mulino, ma non mi si dica che un geometra (5 anni di superiori, più un paio di praticantato dal tuttofare del paese, più l'esame di stato) ha, sulla carta, le competenze per progettazioni che coinvolgono numerosi e influenti aspetti di un'intera comunità. Non si tratta di avere l'umiltà per progettare anche il capanno degli attrezzi, dato che il geometra dovrebbe spingersi a progettare quello o poco più.

Le competenze di un geometra sono molto diverse da quelle di un architetto, e dovrebbero esserci delle distinzioni ben precise per limitare di sforare nei campi altrui. Purtroppo in tal senso la norma italiana, risalente al 1929, è alquanto lacunosa e figlia di un tempo che non ci appartiene più. In suddetta norma si prescrive al geometra di poter progettare soltanto costruzioni civili MODESTE. Tutta la confusione nasce proprio dall'interpretazione di questo aggettivo.

 

Se è vero quel che dici, che i peggiori scempi sono perpetrati dagli architetti, a questo punto frequentare un liceo e poi laurearsi in architettura è cosa inutile, visto che frequentando un istituto tecnico per geometri poi si è in grado di padroneggiare tutti gli strumenti necessari alla progettazione architettonica.

 

Riallacciandomi al tuo discorso, un buon geometra può anche essere in grado di fare il lavoro dell'architetto, con bravura e buon senso, ma questo può capitare andando ad analizzare il caso in particolare.

Peccato che, in termini universali, le due figure non dovrebbero essere nemmeno paragonate, perché nascono con competenze diverse e compiti diversi. Purtroppo siamo in Italia, dove un'intera categoria si sente autorizzata ad interpretare a proprio piacimento una norma ambigua datata 1929 ed a porsi sullo stesso livello di una differente categoria di professionisti, per accedere alla quale si deve completare un percorso di studi più lungo, completo e complesso.

 

Non ne farei una questione di guerra tra geometri e architetti, se solo aveste l'umiltà di riconoscere chi si è fatto un mazzo triplo rispetto a voi. 

Come se un macellaio entrasse in un ambulatorio veterinario ad insegnare come si opera una mucca. Può anche trattarsi di un macellaio molto bravo e con molto buon senso, che da piccolo nella fattoria del nonno ha imparato a operare le mucche, ma NON è un veterinario e NON può fare il lavoro del veterinario.

Invece il geometra può fare le stesse cose dell'architetto, e magari pure meglio.

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Si parla di una riforma che approverebbe 3000 euro all'anno di contributi minimi per l'inarcassa. 

 

Ho anche un paio di reni messi abbastanza bene, se possono interessare. 

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Inarsid: architetti ed ingegneri under 40 sopravvivono con meno di 1000 euro al mese e la liberalizzazione dell'albo li carica ora di assicurazione profesisonale (che se fa come con le auto sarà un dramma farle sganciare i premi pattuiti, pur salvando quelle major di banche che sfruttano meccanismi multilevel) e formazione continua (tipo casaclima che per un migliaio di euro ti fa un corsetto di 40 ore...e poi scopri che l'impresa fantasma di muratori butta su il cappotto senza manco chiamare il progettista perchè tanto al proprietario, noto evasore non gliene frega nulla dei bonus fiscale e la casa la vende, quindi un lavoro fatto male viene scaricato all'acquirente).

 

Ma siamo il Italia, di che stupirsi. Ieri la Fornero diceva: dobbiamo licenziare per attirare investimenti e rilanciare il lavoro.

Oggi l'ennesima industria (Indesit) chiude e si trasferisce in Polonia (dove immagino costruirà dei capannoni ... e dove non ci sono io a progettarli).

 

Io comincerei ad imparare il polacco, il rumeno, il cinese, ... almeno se devo mandare a fanc qualche politico non mi capiscono.

 

Aggiungete ingegnere civile ad architetto nell'articolo ed il quadro è tanto completo quanto realistico. Sfrotunatamente non del tutto diffuso. Qualcuno ancora si salva. Ma gioite, chiudono l'Ilva, l'acciaieria tissenkrup ha prblemi di sicurezza,  chiusa la produzione di alluminio dell'alcoa e italcementi chiude stabilimenti di produzione di cls.

E senza materiali formati forse le case le costruiremo con fango paglia ed argilla come una volta.

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