Nel 2004 sparirono le tastiere da alcuni laboratori Apple. Nessuno ne parlò più. Ma da quel silenzio, forse, nacque una voce digitale femminile che…
Periodo parallelo di ambientazione: metà anni 2000
Correva l’anno 2004. Apple stava cambiando pelle. Mac OS X era ormai maturo, l’iPod dominava le tasche del mondo, e l’attenzione di Steve Jobs si stava lentamente spostando verso un nuovo oggetto senza tasti: il telefono. Ma mentre i riflettori illuminavano i keynote e le copertine delle riviste, nei corridoi meno noti di Infinite Loop qualcosa si muoveva in silenzio. Un esperimento. Nessuna fanfara. Nessun comunicato. Solo una prova interna, decisa da qualcuno che aveva il potere di non firmare.
Nel febbraio 2004, mentre Mac OS X 10.4 “Tiger” era ancora in fase pre-beta, un gruppo ristretto del team Human Interface ricevette una comunicazione priva di logo, intestazione o firma. Solo tre righe:
“Da lunedì a venerdì: niente tastiere fisiche.
Mouse, trackpad, voce.
Trovate il modo.”
Era l’inizio di un esperimento silenzioso, condotto all’interno di uno degli uffici più appartati del campus. L’obiettivo non era la produttività, ma la possibilità: esisteva un futuro per il Mac senza tastiera?
Durante quella settimana, i partecipanti lavorarono su una combinazione di Power Mac G5 e iMac G4, entrambi equipaggiati con build interne di Mac OS X Tiger. Le postazioni furono modificate: vennero rimosse tutte le tastiere fisiche, sostituite da trackpad esterni smontati da PowerBook e dal classico Apple Pro Mouse a un solo tasto.
Foto di un trackpad cannibalizzato

Voci, cursori e formiche digitali
Il sistema operativo era stato preconfigurato con una serie di strumenti alternativi: PopChar, per inserire lettere e simboli cliccando; le tastiere virtuali già presenti nell’Accesso Universale; Speakable Items, l’assistente vocale rudimentale attivabile con un semplice “Computer”; e, in fase tre, un prototipo interno denominato KeyLite: un tastierino virtuale con layout T9, controllabile via trackpad, che suggeriva parole in modo “predittivo” (almeno a quanto si raccontava).
L’effetto d’insieme era straniante. Uffici immersi in luce artificiale, schermi pieni di finestre a metà, voci monotone che dettavano comandi, cursori che si muovevano come formiche ipnotizzate, “Formiche digitali”, cominciarono a chiamarle. E il nome rimase, almeno tra chi non smise più di vederle. Qualcuno riuscì a scrivere un report usando solo PopChar. Un altro inviò un’intera mail tramite comando vocale. Un terzo abbandonò il test e tornò a scrivere su carta millimetrata.
Frammento video da un vecchio hard disk
Un estratto probabilmente rippato più volte, recuperato da un vecchio hard disk interno. Il video mostra un momento dell’intervista a un tecnico Apple del team Human Interface, durante l’esperimento noto come “settimana senza tastiere”. Girato nel febbraio 2004, in un contesto informale e non destinato alla diffusione.
Come finì l’esperimento “senza tastiera”
Il venerdì sera, alle 18:00, ogni scrivania ricevette una scatola bianca, sigillata. Dentro, una tastiera nuova. E un biglietto stampato a 12 punti Helvetica Neue:
“Grazie.”
Nessun report. Nessun follow-up. Nessun annuncio. L’esperimento fu archiviato in silenzio. Ma qualcosa era rimasto. Per mesi, alcuni ingegneri continuarono a usare le tastiere virtuali. Altri perfezionarono gli script vocali. E quella frase comparsa in una slide interna al team Mac OS X—“Servire l’utente, ascoltandolo”—non fu dimenticata.
Cinque anni dopo, una voce femminile avrebbe cominciato a farlo davvero.
Foto d’epoca, il sito di Ergonis su un Power Mac

Ma è mai esistito?
Ovviamente no.
Ma su Italiamac ci piace immaginare un universo parallelo in cui Apple, prima di dare voce ai suoi dispositivi, si allenava in silenzio ad ascoltarci.
Arrivederci alla prossima storia di “Ucronìa: Cupertino – Cronache inaspettate di un tempo parallelo”, la rubrica sci-fi retrofuturista di Italiamac ideata da Gabriele Gobbo. A volte verosimile, a volte immaginaria. Per sviluppare “Ucronìa: Cupertino” ci siamo fatti aiutare da esseri umani, ricordi, esperienze, tool generativi e passione. Eventuali nomi e marchi eventualmente depositati sono accidentalmente utilizzati a puro scopo ludico. Nessun nerd è stato maltrattato per realizzare questa storia!
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La tastiera donata ad ogni partecipante del test

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