Si dice che Google non riesca a diventare “sociale”, e, sebbene questa affermazione sia stata spesso sopravvalutata, c’è sicuramente del vero in essa. Allo stesso modo, però, potremmo dire che Apple, dal canto suo, non capisce internet.
Perché?
Si dice che la più grande forza di ciascuno di noi sia anche la sua più grande debolezza, e questo vale per le organizzazioni come per le persone.
Prendiamo Apple: è un’azienda capace di creare prodotti e servizi sorprendenti; per riuscirci, uno dei suoi strumenti fondamentali è il controllo. Fanatico fino all’eccesso, centralizzato. Controllo sul design, sull’hardware, sull’esperienza di utilizzo dell’utente. Ed è esattamente l’opposto di internet, che è decentralizzato, confusionario, caoticamente, alle sue origini, non filtrato in alcun modo.
Google, d’altra parte, ha conquistato internet, ma ha problemi con gli esseri umani. E non tanto perché è un’organizzazione basata su materie pesanti come ingegneria, o perché non sa come ci si diverte. Dipende dal fatto che uno di più grandi punti di forza di Google è la ricerca, che richiede precisione e richiami di informazioni per cercare di dare al caos di internet una qualche parvenza d’ordine. Ma le interazioni sociali si sviluppano sulla varietà, in uno spazio confusionario che sembra essere privo di senso. Le interazioni che avvengono, ad esempio, sui social network si basano spesso su conversazioni che non servono a trasmettere vere e proprie informazioni, bensì solo convenzioni sociali vuote di significati che non siano quelli emotivi: esattamente il contrario di ciò che fa Google cercando di scremare le informazioni utili da quelle inutili.
Se per tanti aspetti è vero che la potenza è niente senza controllo, come recita un famoso spot televisivo, è anche vero che forse la vera eccezione a questa regola sono proprio le interazioni sociali su internet, un settore di cui finora solo i social network sono forse riusciti ad afferrare, seppur vagamente, i meccanismi.
Fonte: deciphering
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