Greenpeace: la video inchiesta sui rifiuti elettronici arriva all’UE 1

Greenpeace, attraverso un comunicato che pubblichiamo volentieri, rende noto che accoglie con grande soddisfazione l’iniziativa dell’eurodeputato Sonia Alfano di presentare un’interrogazione alla Commissione europea sull’esito dell’indagine sui rifiuti elettronici pubblicata due giorni fa.

L’inchiesta sull’adozione del decreto “uno contro uno” – che obbliga il rivenditore hi-tech al ritiro gratuito del prodotto usato a fronte di un nuovo acquisto – è stata realizzata in 107 negozi di elettronica, in 31 città italiane, appartenenti a Eldo, Euronics, Mediaworld, Trony e Unieuro. I risultati indicano che, a sei mesi di distanza dall’entrata in vigore del decreto, il 51% dei negozi intervistati ancora non adempie all’obbligo di legge e nel 63% dei casi non viene fornita la giusta informazione ai clienti sul ritiro gratuito.

“I nostri risultati dimostrano come, nonostante gli anni di ritardo sulla tabella di marcia europea, l’Italia continua a non stare al passo con la direttiva sui rifiuti elettronici del 2002” commenta Vittoria Polidori responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “E’ importante che le istituzioni comunitarie intervengano per sollecitare una rapida messa a punto del sistema di raccolta dei rifiuti elettronici in Italia”.

Nell’interrogazione l’eurodeputato chiede alla Commissione se non ritiene che i risultati delle indagini di Greenpeace – compresa quella relativa ai centri di raccolta dei rifiuti del 2009  – pongano seri dubbi sulla concreta attuazione della direttiva sui rifiuti elettronici in Italia. Chiede poi alla Commissione di sollecitare all’Italia un’approfondita verifica sull’applicazione della direttiva per sapere se il governo italiano è a conoscenza di queste lacune, cosa intende fare per porvi rimedio e con quali tempistiche.

Nel frattempo, anche alcuni rivenditori oggetto dell’inchiesta si sono attivati dopo aver preso visione dei nostri risultati e avvieranno le opportune verifiche interne.

“Le nostre denunce hanno oltrepassato la frontiera e sono all’attenzione della Commissione europea, mentre parte del settore imprenditoriale sta rispondendo con sollecitudine. Constatiamo ancora una volta la totale assenza di risposte del ministero dell’Ambiente su un argomento così importante per la tutela dell’ambiente e della nostra salute” conclude Polidori.

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