Apple deve tornare ad affrontare le questioni antitrust legate a Fairplay, che negli anni passati agiva a tutela dell’ecosistema di Cupertino. A testimoniare presso i tribunali statunitensi ci sarà anche la corrispondenza di Steve Jobs. Scopriamo i dettagli nel seguente articolo di Punto Informatico

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iTunes, DRM e competizione: presto Apple e Steve Jobs potrebbero ricongiungersi davanti ai giudici statunitensi. Nei prossimi giorni, infatti, si aprirà un nuovo capitolo della saga legale che vede Apple coinvolta dall’antitrust statunitense per la gestione musicale dello store di iTunes: si dovrà verificare se le soluzioni di Digital Rights Management (DRM) abbiano effettivamente costretto gli utenti in gabbie dorate, colpendo nello specifico coloro che hanno acquistato un iPod negli anni compresi tra il 2006 e il 2009.

Già nel 2007 in Italia, in Norvegia e in California Apple era stata chiamata in causa da autorità e consumatori per le stesse ragioni: la questione era la medesima e legata al software DRM FairPlay adottato da Apple fino al 2009 a protezione delle tracce audio vendute su iTunes.

Secondo le varie accuse esso costituiva un vantaggio illecito sul mercato per Apple, che poteva permettersi di imporre prezzi più alti rispetto alla concorrenza, ed un monopolio di fatto, vincolando il suo store digitale ai suoi dispositivi iPod: per assicurare la fruizione di contenuti originali, si permetteva l’ascolto solo di tracce acquistate da iTunes Store o importante dai CD. Non quelle acquistate da altri store ufficiali.

Da ultimo, invece, pur essendo passati ormai cinque anni dalla liberalizzazione delle tracce audio acquistate tramite iTunes da sistemi DRM e limitazioni sulla fruizione dei contenuti sui dispositivi marchiati con la Mela, Apple è stata richiamata al cospetto della Corte di Oakland, California, per discutere di una diramazione di una denuncia depositata nel 2005, che però non aveva avuto successo nel contestare a Cupertino il legame tra store digitale e dispositivi iPod. Ora, invece, l’accento è posto principalmente sugli aggiornamenti di sicurezza che proibivano agli store di musica digitale concorrenti con Apple di sincronizzarsi con iTunes.

Steve Jobs era sempre stato al centro della questione perché pubblicamente si era espressocontro le misure tecnologiche anticopia, ma si era sempre giustificato spiegando che queste soluzioni erano imposte dalle major ad iTunes.

Solo a causa di questa pressione lo store digitale di iTunes sarebbe stato dotato di lucchetti DRM necessari ad impedire la duplicazione libera dei brani ed Apple sarebbe stata costretta a sistemare qualsiasi falla nel proprio sistema di protezione FairPlay che potesse essere usata per copiare quella musica con pratiche non autorizzate. Da qui la necessità di “bloccare” quei brani per l’ascolto in mobilità, che poteva avvenire esclusivamente su iPod. Una scelta, peraltro, che anche i competitor Sony e Microsoft hanno dovuto adottare per poter stringere accordi di distribuzione con le major della musica per i propri negozi digitali.

Stavolta saranno le email di Steve Jobs a rischiare di giocare un ruolo determinante nella questione: secondo indiscrezioni, nella corrispondenza dell’ex CEO vi sarebbero prove di richieste dirette da parte di Jobs di interrompere la possibilità da parte dei concorrenti di sfruttare iTunes.

In ogni caso Apple rischia una multa di circa 350 milioni di dollari. Una cifra non determinante rispetto al suo bilancio.

Claudio Tamburrino

 

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