Una WWDC molto particolare quella di quest’anno, non solo per via dell’emergenza COVID19 che ha costretto Apple a conferenze “virtuali”, ma soprattutto per via degli annunci molto importanti attesi nel corso del keynote. Se la notizia del passaggio ad ARM era qualcosa già annunciata (ma fortemente attesa per comprenderne tutti i dettagli) le incognite maggiori erano quelle sull’evoluzione dei sistemi operativi di Cupertino, tantopiù che il passaggio ad ARM renderà più sottile il confine tra un Mac delle prossime generazione e un’iPad.
Il nostro Pietro Messineo ci ha già raccontato ieri di tutte le principali novità delle prossime versioni dei diversi sistemi operativi, novità che vorrei riprendere solo in parte per qualche breve commento. iOS14 per esempio introdurrà nelle homepage degli iPhone gli widget, homepage che a loro volta possono essere nascoste per visualizzare poi tutte le App in una “libreria” che le raggruppa tematicamente. OK, molti diranno che Apple ha copiato da Android, e per certi versi non è completamente errato: in realtà, come accade frequentemente, Apple riesce sempre a prendere un’idea e perfezionarla, integrandola nel migliore dei modi nel proprio sistema (per esempio con gli widget dinamici). watchOS porta con se nuove funzioni per il fitness e per il sonno.. resta il dubbio di come monitorare il sonno se la stessa Apple ha sempre consigliato di ricaricare lo smartwatch ogni sera (in realtà io sono sempre riuscito a fare due giorni, mettendolo in carica a notti alterne)… diciamo che, in attesa di vedere la prossima release di AppleWatch, chi volesse sfruttare questa funzione anche con i precedenti modelli dovrà cambiare le proprie abitudini di ricarico (per esempio caricarlo mentre si cena).
Passando per gli aggiornamenti di AirPods e tvOS (a tal proposito, è stata annunciata anche Foundation, una nuova serie per AppleTV+ che sembra molto promettente), si arriva quindi ai due sistemi per certi versi più interessati dallo switch vero ARM, ipadOS e la nuova release di macOS, denominata Big Sur (che, per inciso, è il nome di una regione della costa centrale della California). I due sistemi sembrano, per certi aspetti, convergere, pur mantenendo ognuno la propria identità: da un lato ipadOS guadagna una funzione di ricerca del tutto simile a quella di macOS, oltre ad una comoda barra laterale che ricorda in tutto e per tutto quelle che ritroviamo su molte applicazioni per Mac (notevole anche la possibilità di scrivere ovunque con Apple Pencil, confidando nel sistema di riconoscimento della scrittura, ma questo esula dal discorso che stiamo affrontando). macOS guadagna invece un centro di controllo simile a quello di ipadOS o iOS, ma soprattuto un restyling grafico che lo rende molto più simile al sistema operativo degli Device. Personalmente continuo a lamentare la mancanza di una multutenza su ipadOS (che mi dicono essere presente per i prodotti educationa venduti alle scuole, ma non l’ho mai visto).
A contorno di tutto, oltre ad una riscrittura di Siri (che diventa meno invasivo sullo schermo, ma più efficace) Apple ci ha tenuto a sottolineare in tutte le salse la grande attenzione per la privacy, sia a livello di sistema, che nella navigazione web tramite Safari.
Ma veniamo all’argomento clou della presentazione: il passaggio da Intel ad ARM.
Correva l’anno 2010 quando Apple presentava l’iPhone 4 dotato del primo SoC proprietario: l’Apple A4. In 10 anni le prestazioni della CPU sono incrementate di 100 volte, e quelle dal GPU di ben 1’000 volte. Apple ha introdotto architetture multi-core per ottimizzare consumi e prestazioni, chip neurali per sviluppare algoritmi di intelligenza artificiale, chip criptati per conservare informazioni sicuri e tutto quanto serviva per integrare al meglio hardware e software. Ci sono SoC Apple negli iPhone, serie più potenti dedicate agli iPad, e processori ancora più ottimizzati per il risparmio energetico negli AppleWatch… a Cupertino è giunto il momento di fare il grande passo anche per i Mac, così da rendere completo un “ecosistema” al quale manca solo un pezzo, quello che la casa della mela chiama Apple Silicon, una nuova classe di processori dedicati ai Mac. Nell’ultima parte del Craig Federighi ha mostrato quello che forse molti si erano già immaginati: il computer utilizzato nella presentazione del nuovo macOS era già uno dei nuovi Mac basati su architettura ARM, nello specifico un SoC A12Z (già utilizzato per gli ultimi modelli di iPad Pro) ma dotato di 16GB di memoria e forse qualche altro dettaglio che non conosciamo ma che scopriremo nei prossimi mesi. Apple probabilmente lavora già da molto tempo a questa migrazione, che sicuramente ha preparato con un’attenzione ancora maggiore rispetto al precedente switch da PowerPC a Intel… la strada percorsa (e da percorrere) è però ancora la stessa: applicazioni Universal 2 da sviluppare con la nuova release di Xcode, e Rosetta 2 che (come nella precedente migrazione) consentirà alle applicazioni Intel di girare anche sulle nuove architetture. A differenza del passato però, le applicazioni verranno tradotte da Rosetta 2 direttamente in fase di installazione (per alcune cose rimane la traduzione “on fly”) e a differenza del passato Apple ha già lavorato per 10 anni con i propri SoC e lo scorso anno ha introdotto Catalyst, un framework che già consentiva di condividere codice tra le applicazioni per iOS[ARM] e macOS[Intel]. Nel corso della presentazione (che potete riguardare sul canale YouTube di Apple, con tanto di sottotitoli) sono state mostrate delle brevi dimostrazioni di Microsoft Office, Adobe Ligthroom e Photoshop, tutti già in versione nativa per Apple Silicon, e nello specifico di Photoshop, Federighi ha mostrato come i nuovi Mac non fanno una piega neanche elaborando immagini multilivello da 5GB; la stessa dimostrazione di potenza è stata mostrata in Final Cut, applicando in tempo reale più effetti grafici su un video 4k. Ma se questi appena citati erano software già nativi per i nuovi Mac, non sono mancate dimostrazioni della bontà di Rosetta 2 nel far girare senza alcun problema sia dei giochi in 3D, sia dei complessi software di modellazione tridimensionale (nello specifico, Maya)
Se questo non dovesse bastare, sappiate che il nuovo macOS Big Sur integra anche un ambiente di virtualizzazione dove far girare altri sistemi (come Linux… ma non si è fatto cenno a Windows nel corso del keynote) mentre sui nuovi Mac con architettura Apple Silicon, potranno girare nativamente tutte le applicazioni per iOS e ipadOS: forse non avrà senso per tutte le App, ma si tratta in ogni caso di un incredibile ampliamento del parco software.
L’ultima cosa da dire in merito a questa grande novità è una domanda che ci siamo già fatti più volte e che si fanno in molti: vista la convergenza dell’hardware, arriveremo prima o poi anche ad una convergenza anche tra macOS e ipadOS? Difficile dirlo adesso… al momento le differenze permangono, e sono anche abbastanza sostanziali: visti i due anni previsti per completare la transizione completa dei Mac, difficilmente assisteremo ad un ulteriore cambio drastico se non dopo qualche anno ancora, ma non dimentichiamo che Apple (nonostante le dicerie che si susseguono da quando Jobs ci ha lasciati) è un’azienda in continua evoluzione, dove le sorprese non mancano mai…
Veniamo infine a qualche aspetto un po’ più pratico: gli sviluppatori avranno a disposizione fin da ora un Developer Transition Kit (composto da un Mac mini con processore Apple A12Z Bionic, 16GB di RAM, SSD da 512GB, 2 porte USB-A (USB 3.0), due porte USB-C, HDMI 2.0, Gigabit Ethernet, WiFi, e Bluetooth 5.0) oltre a tutte le beta di software e tools, nonché il supporto totale di Apple con tanto di laboratori e forum privati. Le prime macchine Apple Silicon sono previste entro la fine dell’anno, ma non si sa ancora nulla di quali saranno i modelli interessati: nelle indiscrezioni delle scorse settimane di parlava sia di MacBook che di un iMac con un nuovo design; la transizione completa come accennato sopra, è prevista nel giro di due anni.
Se avete ancora un po’ di pazienza, concluderei il tutto con qualche considerazione un po’ “collaterale”. Se vi ricordate il precedente switch verso Intel, Apple aveva collaborato attivamente con la casa di Santa Clara per implementare a livello hardware alcune funzioni, nella consueta ottica di ottimizzare al meglio l’integrazione tra hardware e software… di questa collaborazione iniziale si è poi persa ogni traccia nel corso degli anni, man mano che Apple (dopo l’acquisizione di P.A.Semi) spingeva al limite questo concetto progettando in autonomia i SoC per i propri dispositivi iOS. Con Apple Silicon assisteremo ad una personalizzazione ancora più spinta, e per certi versi nuova, di questa ideologia: i 68k erano processori standard, i PowerPC (pur essendo “dedicati” ad un numero ristretto di macchine) erano prodotti in virtù del consorzio Apple-IBM-Motorola, ma Apple non poteva metterci becco più di tanto e nemmeno aveva le competenze per farlo. Con Intel c’era un rapporto di convenienza da entrambi i lati, ma anche in quel caso erano processori standard: è innegabile che la perdita di un cliente come Apple avrà qualche ripercussione d’immagine per Intel. Quella che inizia adesso è un’avventura completamente nuova, visto che saranno i primi processori completamente proprietari montati sui computer della mela: si parla da anni di questo switch, io stesso ne parlo da almeno 6 anni, e sicuramente in qualche laboratorio nascosto stavano sperimentando questa possibilità da molto prima: le premesse sono buone, e siamo tutti curiosi di scoprire come andrà a finire…
…ma la vera domanda che mi faccio io è: dovendo comprare un computer “adesso” (ed è una cosa che avevo promesso a primogenito, anche in virtù dell’esito dei suoi esami, e in vista dell’inizio del liceo) conviene comprare ancora un Mac Intel, o è meglio pazientare qualche mese per attendere le prime macchine ARM? O ancora, perché non pensare ad un iPad Pro carrozzato con tastiera Magic Keyboard, viste le novità annunciate anche per iPadOS? Domanda difficile, per quale converrà forse attendere il prossimo evento autunnale, ma qualunque sarà la risposta, prima o poi su queste pagine troverete una, o più recensioni.
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