Periodo abbastanza classico per un evento Apple, anche se un po’ in anticipo rispetto al solito, e per certi versi inusuale la scelta del giorno (che ricade in occasione della ricorrenza internazionale per la festa delle donne). Al di là di questa nota di colore, il titolo dell’evento era “Peek performace“, italianizzato come “Vieni a vedere che performance“, il che non lasciava molti dubbi sul tema trattato: performance, quindi velocità… ma quale velocità? Gli indizi erano due, il 5G (quindi alte prestazioni nella velocità di connessione per i dispositivi che ancora non ne erano dotati) e una nuova serie di processori Apple per computer, altra novità alla quale ci dobbiamo abituare da qui agli anni a venire.

Ma veniamo subito al sodo: tralasciando i nuovi colori di iPhone 13 e iPhone 13 pro, il primo prodotto presentato è una revisione dell’iPhone SE, che arriva così alla terza generazione. Come preannunciato sopra, la nuova versione di iPhone SE guadagna la connettività 5G, e un processore aggiornato (l’Apple A15 Bionic già utilizzato per l’iPhone 13) ma mantiene ancora la vecchia linea con profilo arrotondato, nonché il Touch-ID in luogo del Face-ID (che in certe situazioni è anche meglio, anche se non permette di avere un telefono full-screen). Migliorano anche la robustezza, l’autonomia, e il comparto fotografico, con una camera grandangolare da 12MP e diaframma ƒ/1.8 che grazie alla potenza nel nuovo processore permettono di sfruttare al meglio gli algoritmi di fotografia computazionale. Nel complesso, l’iPhone SE rimane quello che è sempre stato: un telefono entry-level (prezzo a partire da 529€) ma senza compromessi prestazionali, che consente di risparmiare rinunciando a quello che possono essere “accessori” non essenziali…

Arriviamo così al secondo prodotto presentato nel corso dell’evento: una nuova generazione di iPad Air, che guadagna anch’essa la connettività 5G e il processore aggiornato… e qui è arrivata la prima vera grande novità, perché il nuovo iPad Air viene dotato del SoC Apple M1, lo stesso processore utilizzato per i primi Mac Silicon, che era già presente sugli iPad Pro. iPad Air non è il modello di iPad più economico (prezzi a partire da 699€) ma nemmeno quello più costoso… è il modello che rappresenta il miglior compromesso tra prezzo e caratteristiche tecniche: full screen (con touch ID sul pulsante laterale), Apple Pencil di seconda generazione, e cover con tastiera e trackpad… si tratta a tutti gli effetti di un potenziale sostituto anche per un laptop (opzione da valutare in base alle esigenze personali) soprattutto ora che ha lo stesso processore dei Mac entry level. Il nuovo iPad Air integra anche una porta USB-C più veloce rispetto al modello precedente, una fotocamera frontale da 12MP con ultra-grandangolo e funzione di inquadratura automatica, e una fotocamera grandangolare posteriore da 12MP che permette di girare video in 4K. Resta da capire come si evolverà l’iPad Pro, visto che l’iPad Air si presenta ora con caratteristiche simili, ma con un prezzo sensibilmente inferiore.

L’arrivo del chip M1 sull’iPad Air, lasciava presupporre qualche altro annuncio di rilievo proprio nel campo dei processori, anche perché alla fine della presentazione del nuovo tablet, erano passati solo 20 minuti (o poco più) dall’inizio dell’evento. Ecco quindi entrare in scena il vero attore dell’evento, il nuovo processore Apple M1 Ultra. Se già l’M1 aveva surclassato qualsiasi altro processore (soprattutto nel confronto a parità di potenza consumata) e le versioni Pro e Max avevano alzato l’asticella, il nuovo M1 Ultra (trovate i dettagli sulla pagina del Mac Studio, di cui parleremo dopo) va quasi a raddoppiare la potenza di calcolo di M1 Max. Come viene realizzato questo incremento di prestazioni? Per certi versi in un modo molto “semplice”, visto che Apple M1 Ultra è fondamentalmente l’unione di due processori Apple M1 Max: 114 miliardi di transistor, fino a 128GB di memoria unificata, CPU da 20 core (16 ad altre prestazioni e 4 ad alta efficienza energetica), GPU da 64 core, Neural Engine da 32 core. La cosa più importante è però il modo in cui questi due processori sono uniti: la tecnologia UltraFusion, mette in comunicazione i die dei due chip con oltre 10’000 segnali, ottenendo una larghezza di banda inter-processore pari a 2,5TB/s (il quadruplo della larghezza di banda della principale tecnologia di interconnessione multi-chip) che consente di far lavorare il tutto come se fosse un unico chip. Anche l’architettura della memoria unificata si è potenziata, raggiungendo gli 800GB/s, oltre 10 volte superiore rispetto ai più recenti chip concorrenti per PC desktop. Se a tutta questa potenza aggiungiamo un sistema operativo ottimizzato per l’utilizzo dei chip in questione, il risultato è sorprendente…

…ma dove lo vedremo questo risultato? Prima di tutto sui nuovissimi Mac Studio (da abbinare agli altrettanto nuovi Studio Display).

Esteticamente i nuovi Mac Studio assomigliano per certi versi ad un Mac mini più alto, ma internamente possono essere configurati con un chip M1 Max o il nuovo M1 Ultra: i prezzi di partenza sono esattamente l’uno il doppio dell’altro (2’349€ e 4’649€) ma oltre al chip cambiano anche la dotazione base di memoria e lo spazio di archiviazione. Sul retro troviamo quattro porte Thunderbolt 4 da 40Gbps (utilizzabili anche come DisplayPort, e USB-C), due porte USB-A, una porta HDMI, una porta Ethernet da 10Gb e il classico jack da 3,5mm per le cuffie; sul fronte, due porte USB-C (o Thunderbolt per il modello “ultra”) e uno slot SDXC card. Ai nuovi Mac Studio si possono collegare fino a quattro Pro Display XDR e una TV 4K, e la potenza dei nuovi Mac Studio è esemplare:

Mac Studio con M1 Max:

  • Ha una CPU fino a 2,5 volte più veloce rispetto all’iMac 27″ più veloce con processore 10-core.
  • Ha una CPU fino al 50% più veloce rispetto a Mac Pro con processore Xeon 16-core.
  • Ha una grafica fino a 3,4 volte più scattante rispetto ad iMac 27″ e oltre il triplo rispetto a Mac Pro con la sua scheda grafica più diffusa.
  • È fino a 7,5 volte più veloce di iMac 27″ e fino a 3,7 volte più scattante di Mac Pro 16-core nella conversione dei video.

Mac Studio con M1 Ultra:

  • Ha una CPU fino a 3,8 volte più veloce rispetto all’iMac 27″ più veloce con processore 10-core.
  • Ha una CPU fino al 90% più veloce rispetto a Mac Pro con processore Xeon 16-core.
  • Ha una CPU fino al 60% più veloce rispetto a Mac Pro 28-core.
  • Ha una grafica fino a 4,5 volte più scattante rispetto ad iMac 27″ e fino all’80% più veloce rispetto alla migliore scheda grafica per Mac disponibile a oggi.
  • È fino a 12 volte più veloce di iMac 27″ e fino a 5,6 volte più scattante di Mac Pro 28-core nella conversione dei video.

Come accennato sopra, insieme ai Mac Studio è stato presentato anche il nuovo Studio Display: schermo 5K da 27″, 600 nit di luminosita e gamma cromatica P3, True Tone, camera frontale da 12MP con Center Stage (inquadratura automatica), sei altoparlanti, audio spaziale Dolby Atmos, tre microfoni in array, una porta Thunderbolt 3 (USB‑C) e tre porte USB‑C. Nel complesso, un altro pezzo forte di Cupertino, al prezzo di 1’799€ (bel al disotto 5’599€ del Pro Display XDR).

L’evento si è concluso lasciando un alone di mistero: “…i Mac Studio si uniscono alla nostra lineup con Apple Silicon, rendendo la transizione quasi completa: manca un solo prodotto, il Mac Pro, ma sarà per un altro giorno…“. Questo lascia presagire prima di tutto che i futuri Mac Pro saranno ancora più potenti, presumibilmente con un altro processore ancora più potente, ma lascia intendere anche un’altra cosa: che non ci saranno iMacPro da 27″, il cui posto è stato idealmente occupato da Mac Studio.

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