Ieri sera Apple ha presentato i risultati fiscali del secondo trimestre 2022 (trimestre conclusosi il 26 marzo). Come d’abitudine si è trattato di un nuovo record, visto che (con 97.3 miliardi di dollari) la casa della mela ha fatto segnare un incremento del 9% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, con un utile pari a 1.52$ per azione diluita e l’annuncio di un dividendo cash pari a 0.23$ per azione.

I dati globali si possono riassumere molto velocemente con un “cresce tutto”: il fatturato cresce in ogni parte del mondo (solo il mercato asiatico registra un leggero calo), crescono iPhone, Mac ed indossabili/accessori, i servizi registrano nuovi record assoluti, e solo l’iPad soffre un leggero calo, probabilmente per l’attesa dei nuovi modelli che sono stati presentati poco prima della chiusura del trimestre (il cui effetto sarà probabilmente visibile nel trimestre in corso).

Parlando di crescita percentuale, il settore Mac è uno di quelli che hanno ottenuto le performance migliori, evento che a mio avviso è direttamente collegato all’arrivo delle macchina con la nuova architettura M1, e qui mi riallaccio a uno degli ultimi prodotti presentati, il Mac Studio, macchina che comincia a mostrare i denti e che probabilmente consentirà ad Apple di ottenere risultati ancora migliori nel comparto Mac per il trimestre in corso (ricordiamo infatti che è stata presentata poco prima della chiusura del trimestre).

Tempo fa, non ricordo esattamente dove, scrissi che nonostante avessi già posseduto e usato più iMac in passato, l’all-in-one è un genere di macchina che al momento non comprerei, da un lato perché per motivi di praticità di utilizzo sono ormai orientato verso computer portatili, dall’altro perché l’idea di dover obbligatoriamente cambiare lo schermo (e parliamo di un display di grosse dimensioni) ogni volta che si cambia il computer, non mi entusiasma… così come l’idea che un guasto allo schermo possa mettere fuori uso anche il computer. Una possibile alternativa che ho sempre auspicato, era quella di avere una sorta di “iMac componibile”, cioè un blocco CPU di dimensioni ridotte da abbinare ad un display… il Mac mini si avvicina a questa idea, ma da un lato offre prestazioni troppo contenute per certi compiti, e dall’altro non aveva il giusto abbinamento con un display marchiato Apple, visto il costo esorbitante del Pro Display XDR: per chi era alla ricerca di un fisso con alte prestazioni ma prezzo accessibile, la scelta rimaneva l’iMac Pro da 27″, macchina ritirata dal mercato con l’avvento dei SoC M1 con architettura ARM, ma che fino al mese scorso non aveva sostituti.

L’arrivo del Mac Studio ha colmato proprio questo buco, trattandosi di una macchina dalle prestazioni elevate (soprattutto i configurazione con processore M1-Ultra) da abbinare, non obbligatoriamente, al nuovo Studio Display.

Il Mac Studio ha dato il via ad una nuova linea di prodotti che a mio avviso si dimostra più “flessibile” alle esigenze degli utenti, mentre l’iMac da 24″ rimane più fedele all’idea originale di iMac come macchina consumer dal prezzo contenuto. Questo non significa che in futuro non ci saranno altri iMac Pro, ma oggi come oggi (a mio avviso) rimane un’ipotesi remota: dalla lineup attuale manca solamente il top di gamma, un nuovo Mac Pro che sicuramente svelerà una nuova generazione di processori (o un’ulteriore variante di M1 ancora più potenziata, una variante che dopo Max, Pro, ed Ultra, non saprei più come potrebbero chiamare) e che con tutta probabilità verrà annunciato nel corso della prossima WWDC.

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