Se n’è parlato in lungo e in largo, con indiscrezioni più o meno opportune e più o meno azzeccate (incluso quanto scritto su queste pagine) e tutti si aspettavano molto dal keynote di apertura di questa WWDC, sia per le novità dei futuri OS di Cupertino (frutto di un lavoro continuo di perfezionamento che prosegue anno per anno) sia, soprattutto, per il nuovo hardware atteso.

Ma procediamo con ordine: l’hardware atteso era molto, forse più del dovuto trattandosi di una conferenza per sviluppatori (anche se più volte in passato, proprio la WWDC è stato il palcoscenico per presentare prodotti nuovi): ci si aspettava un nuovo MacPro, l’unico anello mancante per completare la transizione verso l’architettura Silicon, un fantomatico visore per realtà virtuale/aumentata (sul quale si è tanto fantasticato), e dei nuovi MacBook. Di tutto questo solo i nuovi MacBook sono diventati realtà, nel dettaglio un nuovissimo MacBook Air completamente riprogettato, e una nuova versione del MacBook Pro da 13″: sicuramente si trattava della mossa più plausibile, visto che il MacBook Air (insieme al mini e al MacBook Pro da 13″) è stata la prima macchina a migrare verso l’architettura Silicon, ma senza subire alcun restyling… ora, con l’arrivo del nuovo SoC M2, è giunto il momento di sfoderare una macchina nuova: 4 colori, il ritorno del MagSafe, un nuovo profilo squadrato sottilissimo, un nuovo schermo da 13,6″ Liquid Retina, e ovviamente il SoC M2, la nuova generazione di processori Apple per computer.

Tecnologia a 5 nanometri, CPU a 8 core e GPU 10 Core, 20 miliardi di transistor, fino a 24GB di memoria condivisa, 100 GBps di banda di memoria (il 50% in più rispetto al chip M1) e un Neural Engine a 16‑core in grado di eseguire 15.800 miliardi di operazioni al secondo: tutto questo si traduce in prestazioni fino a 1,4 volte superiori rispetto al precedente M1, e 15 volte superiori rispetto al modello precedente con processore Intel, con un Media Engine ad alte prestazioni in grado di gestire più stream video ProRes 4K e 8K in contemporanea (e tutto questo con un minor consumo energetico, che si traduce in una batteria che dura fino a 18 ore).

Il nuovo processore trova posto anche sul nuovo MacBook Pro da 13″, mentre il Mac mini rimane (inaspettatamente) invariato. La cosa curiosa è che rimane in vendita, a prezzo inferiore rispetto al modello M2, anche la precedente versione di MacBook Air con chip M1, sulla falsa riga di quello che succede nel mondo iPhone/iPad: mossa apprezzabile da un lato, ma sulla quale Apple deve prestare attenzione (le esperienze del passato non hanno portato troppa fortuna quanto la lineup era troppo “ricca”).

A questo punto la strada verso un Mac Pro con un ipotetico processore M2 Ultra è segnata, ma quando arriverà? E quando arriveranno M2 Max e M2 Pro? Non è passato molto tempo dalla presentazione degli omologhi processori in versione “M1”, e una transizione troppo rapida verso le serie M2 potrebbe scontentare qualche utente… ma Apple non può nemmeno permettersi di attendere troppo, e sicuramente vedremo qualcosa entro la fine dell’anno.

Ho voluto parlare subito delle novità hardware, ma in realtà, nel lungo keynote durato poco meno di due ore, il protagonista principale è stato iOS 16. Le novità sono davvero tante, e vi invito a sfogliarle tutte nell’apposita pagina del sito Apple, perché fare un mero elenco qui sarebbe riduttivo: tra le novità più evidenti e più interessanti c’è sicuramente la nuova schermata di blocco, che potrà essere personalizzata un po’ come se fosse un quadrante di Apple Watch, con tanto di widget aggiornati in tempo reale e integrazione con Full Immersion per limitare le notifiche quando siamo concentrati a fare altro. Grossi miglioramenti anche in Mappe (in particolare per quanto riguarda la navigazione) nelle funzioni di dettatura e condivisione, e in molti altri dettagli. Ci sarebbe molto di cui parlare, ma due funzioni in particolare hanno colpito la mia attenzione: un grosso rinnovamento (e miglioramento) di Car Play, che andrà ad integrarsi con tutto il sistema di gestione dell’automobile, mostrando innumerevoli informazioni personalizzate su cruscotti sempre più ami (ovviamente in funzione dell’automobile scelta) e l’arrivo dell’applicazione Fitness come applicazione standard su ogni iPhone, indipendentemente dal fatto di possedere o meno un Apple Watch; chiaramente le stime delle attività calcolate solo tramite iPhone saranno meno precise, ma si tratta di qualcosa a mio avviso molto importante, perché dà risalto alla salute e all’attività fisica…

…ed è così che ci allacciamo anche alla nuova versione di watchOS, la numero 9. Immancabili i nuovi quadranti (e perfezionamento di alcuni già esistenti) ma è sull’attività fisica e sulla salute che si concentrano le nuovi funzioni di watchOS9. Durante gli allenamenti sarà possibile visualizzare i dislivelli del percorso e, cosa ben più importante, le zone di frequenza cardiaca. Tramite nuovi algoritmi verranno poi calcolate nuove metriche per l’allenamento di corsa: la Lunghezza della falcata, il Tempo di contatto con il suolo e l’Oscillazione verticale, tutti parametri utili per capire quanto è efficiente il nostro modo di correre. Dal punto di vista della salute viene poi migliorato il monitoraggio delle aritmie cardiache, in monitoraggio del sonno (funzione sulla quale continuo a nutrire qualche dubbio, vista la necessità di ricarica giornaliera) e viene aggiunta una funzione per tenere sotto controllo l’assunzione di farmaci.

Tutte (o quasi) le novità e le migliorie disponibili su iOS16, saranno ovviamente disponibili anche su ipadOS16 e sul prossimo macOS Ventura, in particolare le nuove librerie fotografie condivise in famiglia e Passkey, un nuovo standard di login basato su parametri biometrici e autenticazione a due fattori, che dovrebbe rendere l’accesso a siti, account e quant’altro, molto più sicuro. Tra le novità di macOS, ma anche di iPadOS c’è anche Stage Manager, un nuovo sistema per tenere sotto controllo le finestre delle varie applicazioni aperte, e che consente di passare comodamente da uno spazio di lavoro ad un altro, aprendo le finestre delle applicazioni interessate, e lasciando in secondo piano (ma visibili) le altre; si tratta di una grossa novità per ipadOS, che consente in questo modo di avere sullo schermo anche più finestre sovrapposte (e non solo affiancate) esattamente come su si stessa lavorando su un Mac… questa funzione torna molto utile soprattutto quando si collega all’iPad un display esterno, altra novità del futuro ipadOS.

I miglioramenti sono molti in tutti i nuovi OS, basta ricordare la possibilità di ricercare del testo anche in fotogrammi video, le nuove funzionalità di Mail, o la possibilità di usare un iPhone come camera del Mac (con tanto di doppia inquadratura volto/scrivania, sfruttando l’obiettivo grandangolare), ma c’è un punto che Apple ha voluto sottolineare e che potrebbe avere interessanti risvolti futuri. Tutti i dispostivi Apple hanno un’architettura unificata, scalabile, e con elevate prestazioni grafiche: questo, grazie anche a Metal 3, rende interessante lo sviluppo di videogiochi che si adattano facilmente ad ogni dispositivo sul quale girano. Il rapporto tra Apple e i videogame è sempre stato un po’ “criptico”, nel senso che da un lato sembra voler spingere verso questo settore (vedi Apple Arcade, o il recente supporto ai controller Playstaton e Xbox) ma dall’altro non ha mai fatto quel “passo in più” per dare una svolta definitiva in tal senso. Potrebbe essere questa la volta buona? Apple TV (che in questo keynote non è stata menzionata) potrebbe avere un grosso potenziale, e non è detto che anche il pluri-menzionato visore di realtà virtuale o aumentata, potrebbe avere un suo ruolo in questo ambito… ma probabilmente in questo momento la priorità di Cupertino è quella di concludere al meglio la transizione verso l’architettura Silicon, quindi preparatevi a qualche evento extra entro la fine del 2022.

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