Jony Ive Vanity Fair Summit

Jony Ive ha partecipato al Vanity Fair Summit che si è tenuto nella giornata di ieri a San Francisco, condividendo il palco con il famoso regista, scrittore e produttore J.J. Abrams. Durante il suo intervento sul palco, però, Ive ha voluto ricordare il vecchio amico Steve Jobs, la cui morte ha raggiunto il quarto anniversario proprio agli inizi di questa settimana.

 

Jony Ive Vanity Fair Summit

 

Ricordando il momento in cui Steve Jobs è deceduto, Ive ha sottolineato come lui abbia dovuto affrontare “una ‘muraglia’ di dolore”. Forse in risposta a tutti quei film che hanno recentemente dipinto Steve in maniera negativa (come fa notare 9to5Mac), il Chief Design Officer di Apple ha dichiarato di ricordare solo quelle caratteristiche che rendevano “unico” il suo vecchio amico, e non tutti gli aspetti negativi cui è spesso associato. Ive, sostanzialmente, ha dichiarato di non ricordare Jobs nel modo in cui è descritto al momento e che lo ha reso così popolare tra il pubblico.

Ciò che mi è rimasto di lui può sembrare quasi privo di interesse, ma si tratta della sua semplicissima attenzione nel tentare di rendere “bellissimo” e “grandioso” un nuovo prodotto. Ed era davvero semplicissimo. Non c’erano dei grandiosi piani di vittoria, o una pianificazione complessa e studiata. Quella semplicità sembrava quasi infantile nella sua purezza. Ed è così.

Ive ha continuato descrivendo l’atteggiamento di Steve Jobs durante le fasi di design di un prodotto, dichiarando che erano proprio quelli i momenti in cui Steve si sentiva più felice:

Non credo di aver mai visto nessuno felice come lo era lui, quando diceva a se stesso: “Questa cosa sta funzionando. Potrebbe essere qualcosa di grandioso”. Era splendida anche soltanto la semplicità di quel sentimento.

Ive ha poi concluso parlando del suo ruolo come Chief Design Officer, dicendo che non si sentiva “così felice” e “così creativo” da anni e anni.

Di seguito troverete i due video con gli interventi di Jony Ive. Potrete leggerne una trascrizione completa (in lingua Inglese) in coda all’articolo.

I was talking to a friend of Steve’s and a friend of mine earlier in the week, on the day that marked the fourth anniversary of his death. What struck me, four years ago, is that I was faced with this wall of grief. A lot of messy—a whole series of multiple feelings. In thinking of him then, there was this incredible complexity of all his attributes. What has been very surprising, is that over the four years that have passed, so much of that noise, and so many of his attributes, they’ve ended up essentially receding. And what’s left is . . . just him.

Quite honestly, what’s remained, I never would have predicted four years ago. What’s remained is almost unremarkable, but what’s remained is his very simple focus on trying to make something beautiful and great. And it really was simple. There wasn’t a grand plan of winning, or a very complicated agenda. That simplicity seemed almost childlike in its purity. And it’s true.

I don’t think I’ve ever seen anyone so happy, as I saw him—this very simple kind of joy—when he would realize, “This is actually working out. This could be great.” It was just the simplicity of that.

That stands in such contrast, obviously, to how he’s being frequently and popularly portrayed at the moment. The lack of agenda.

He certainly had a sense of a civic responsibility to make something good, as a way of somehow making a contribution to humanity, and to culture.

 

E voi, cosa ne pensate? Avete avuto modo di “conoscere” Steve Jobs prima della sua morte? Come lo ricordate? Fatecelo sapere nella sezione dei commenti!

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