Quando Apple ha annunciato che avrebbe realizzato dei Mac con architettura proprietaria, apriti cielo… le critiche si sono sprecate sotto ogni versante: chi preannunciava disastri di compatibilità, chi di prestazioni, chi entrambe le cose, chi (in mancanza di altro) lamentava il troppo “avvicinamento” dei Mac al mondo degli iDevice, coadiuvato anche dal (presunto) avvicinamento di macOS verso iOS… molti decretarono addirittura la fine definitiva dei loro rapporti con la casa della mela, immaginando che dei Mac con architettura ARM non avrebbero mai avuto sufficiente potenza per il “settore professionale” (lamentela che in generale non ho mai ben inquadrato, visto che comunque non tutti i professionisti hanno bisogno di prestazioni esagerate: ci sono professionisti di ogni tipo…)

Ai più sfuggono/sfuggivano forse un paio di condizioni al contorno… la prima (e ne ho già parlato più volte) è che Apple non è certo nuova a cambi radicali di architettura, sia hardware che software: era immaginabile che sarebbe finita così, si trattava solo di capire “quando”… e sul “quando”, stavolta, Apple ha avuto tutto il tempo che voleva. Si, perché se lo switch da MacOS classic a MacOSX era un urgenza dettata dallo svecchiare il sistema, e il passaggio da PPC a Intel fu obbligato dalla fine del consorzio PowerPC, a questo giro Apple aveva (e ancora ha) a listino macchine perfettamente allineate alla concorrenza, con molti dettagli che le posizionavano (per vari motivi) nella fascia di alta gamma. In mancanza di urgenze, Apple si è presa tutto il tempo necessario per sviluppare un’architettura proprietaria che seguisse le proprie esigenze, e qui arriviamo al secondo punto: la crescita di prestazioni dei processori ARM negli ultimi anni è stata sconvolgente, ed Apple, grazie alla possibilità di operare tanto sull’architettura delle proprie macchine, quanto sul sistema operativo e i tool di sviluppo, è stata capace di incrementare ulteriormente questo gap, portandolo agli estremi le ottimizzazioni reciproche tra hardware e software.

il risultato di questo lavoro si è tradotto in un SoC che non si limita ad eguagliare le prestazioni delle macchine precedenti, ma le doppia: Apple ha avuto la “furbizia” (e la possibilità) di poter attendere, non ha rilasciato i nuovi Mac Silicon quando potevano avere prestazioni paragonabili agli altri computer… ha voluto mostrare i denti, un chiaro messaggio sia al mercato che a tutti quelli che la volevano ormai “incapace” di innovare: ha messo in commercio delle macchine che (passatemi il termine) ridicolizzano le vecchie architetture… e il bello deve ancora venire, perché se l’Apple M1 è il processore delle macchine più piccole, ancora non riesco ad immaginare cosa potrà fare il SoC che Apple sta preparando per i MacBookPro da 16”, gli iMac, e i MacPro…

Non è quindi un caso che, a seguito della presentazione ufficiale e dell’effettiva disponibilità sul mercato (che ha mostrato nella compiti reali e quotidiani la bontà del lavoro svolto) molti dei detrattori di cui abbiamo parlato sopra, abbiano fatto marcia indietro, rivedendo in Apple quello spirito che non si vedeva da anni, quello del PPC vs. Intel (ve la ricordate la pubblicità della lumachina?) quando i Mac erano tutt’altra cosa rispetto ai PC, esattamente come lo saranno d’ora in avanti…

Ma oggigiorno le cose non sono più come 20 o 30 anni fa: se una volta i Mac erano completamente proprietari, anche nei connettori (tanto che poteva diventare problematico anche comprare una stampante o un modem), dopo il ritorno di Steve Jobs, Apple si è sempre mossa in una direzione che potesse assicurare massima compatibilità col mondo circostante, fino a realizzare Bootcamp per consentire l’installazione nativa di Windows sui propri MacIntel. Nonostante la forzatura del passaggio ad Intel, si trattava di una mossa che chiaramente spingeva ad ampliare il mercato del proprio hardware, quindi una delle domande dei soliti detrattori di cui sopra rimane ancora valida: che ne sarà della possibilità di far girare Windows sui nuovi Mac Silicon?

Premesso che personalmente non è un argomento che mi tocca, è evidente che il cambio di architettura va ad appesantire l’emulazione via software, ma è anche vero che i processori Apple M1 hanno dato prova di avere prestazioni in abbondanza, che potrebbero colmare questo appesantimento… ma c’è di più… esiste una versione di Windows anche per ARM, una versione che Microsoft riserva solo ad alcuni produttori OEM (non è una versione che si può acquistare nei negozi, nemmeno online); chiaramente anche qui esistono delle incompatibilità con la versione x86 di Windows, ma il succo del discorso è che, se Microsoft volesse, Apple non pone alcun veto al fatto di sviluppare una versione di Windows per i Mac Silicon: è tutto nelle mani di Microsoft… per la società di Redmond potrebbe essere una questione di immagine: hanno il sistema operativo più diffuso, ma non gira sui Personal Computer più veloci? considerando che ne hanno già una versione per ARM, potrebbe essere una buona occasione per puntare qualcosa in più su questa architettura… ma a quel punto, cosa succederà nel mondo dei Personal Computer? Se Apple continuerà a sfornare anno dopo anno dei nuovi SoC sempre più prestanti, se anche gli iPad attuali sono già più veloci dei portatili x86 più venduti, se l’architettura ARM si dimostrerà vincente (anche perché più adatta alla mobilità grazie ai consumi ridotti) e altri produttori di chip inizieranno ad insidiare il quasi-monopolio dell’architettura x86 nel mondo dei computer, potremmo forse assistere ad un’inattesa rivoluzione, una rivoluzione impensabile fino a qualche anno fa, una rivoluzione della quale Apple è stata promotrice… così come per molte altre rivoluzioni in passato… non si tratta di una rivoluzione semplice, perché se Apple ci ha abituato nel corso degli anni a questi cambi drastici di direzione, lo stesso non vale nel mondo dei Personal Computer più “comuni”, che da sempre usano la medesima architettura x86 sostenuta dall’onnipresente MS-Windows, che a sua volta (pur essendosi rinnovato, soprattutto con Windows 10 a 64 bit) fa fatica a mollare i dinosauri del passato.

Tornando infine ad Apple, rimane da chiedersi quanto durerà questa volta: la casa di Cupertino si è messa in una situazione completamente inedita, dove ha il controllo (quasi) completo di hardware e software, con dei chip basati su un’architettura ARM che sembra avere ancora molto da dire per gli anni a venire… L’impressione è che Apple sia giunta alla sua configurazione “definitiva”, ma se conosco bene la storia della casa della mela morsicata (e se la stessa Apple ha imparato a non adagiarsi sugli allori) nulla vieta di pensare che, nel momento int cui dovesse affacciarsi una tecnologia migliore di quella utilizzata ora nelle architetture ARM, Cupertino ci si butterà a capofitto… e noi utenti dobbiamo solo sperare che sia davvero così, perché il cambiamento non deve spaventare se è mirato ad ottenere sempre il meglio delle tecnologie disponibili…

 

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